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Accanto alla macchina di Ellen Ullman

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Il Tascabile pubblica la recensione di Matteo De Giuli del saggio autobiografico Accanto alla macchina, di Ellen Ullman, pubblicato negli Stati Uniti nel 1997 e in Italia per la prima volta nel gennaio scorso con la traduzione di Vincenzo Latronico. Nel libro la Ullman ripercorre la sua vita di programmatrice, consulente e imprenditrice, cominciata nel 1978 dopo un dottorato in materie umanistiche e un intenso attivismo politico:

[…] L’elemento che rende Accanto alla macchina un libro unico, però, è l’analisi del rapporto tra esseri umani e computer. Un rapporto profondo, di compenetrazione, di reciproca influenza più che di convivenza. Non c’è modo migliore di dirlo di quello che trova la stessa Ullman:

I computer non sono neutrali – proprio per questa doppia anima artificiale e virtuale, umano e matematico. C’è qualcosa nel sistema, nella logica formale dei programmi, che finisce per obliterare le culture locali e tradizionali, più lente, più vecchie: la legge, la consuetudine sociale. Pensiamo di creare un sistema per i nostri corpi. Pensiamo di crearlo a nostra immagine. Chiamiamo il processore cervello e diciamo che i computer hanno memoria. Ma non sono come noi, sono una proiezione di una parte molto sottile di noi stessi: quella in cui regnano la logica, l’ordine, la chiarezza.

Ne parla anche Veronica Raimo su Rolling Stone Italia:

Accanto alla macchina di Ellen Ullman, edito nel 1997, racconta la sua esperienza di programmatrice nella Silicon Valley. Siamo agli albori di Internet, il computer non ha quella diffusione capillare ed esistenziale nelle nostre vite e la “rete” ha dato adito a un numero ancora relativamente contenuto di metafore sul mondo. Eppure il memoir di Ullman non appare un libro datato, e non soltanto per le intuizioni su ciò che sarebbe accaduto (la virtualizzazione del denaro, per esempio), ma anche perché è molto più interessante conoscere le origini di un mito, che scandagliarne l’immaginario quando il mito si è appiattito su se stesso.

Immagine da Flickr.


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