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Atei invisibili [EN]

Atei invisibili [EN]

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Su suggerimento di @Chasin Abu Lafia.

 

Dal Marocco all’Arabia Saudita, cresce il numero degli arabi che si dichiarano non credenti. Anche se spesso rischiano punizioni severe

“Nel dicembre del 2014, la Dar al Ifta, una veneranda istituzione del Cairo incaricata di emettere pareri giuridici (fatwa) basati sulla sharia, ha citato un sondaggio poco noto secondo il quale gli atei egiziani erano 866. La ricerca forniva cifre precise sugli atei di altri paesi arabi: 325 in Marocco, 320 in Tunisia, 242 in Iraq, 178 in Arabia Saudita, 170 in Giordania, 70 in Sudan, 56 in Siria, 34 in Libia e 32 nello Yemen. In totale 2.293 su 300 milioni di persone.
Molti commentatori non hanno preso sul serio questi dati. Il Guardian ha chiesto a Rabab Kamal, un’attivista egiziana laica, se 866 era una stima accurata. “Ci sono più atei solo all’università Al Azhar”, ha risposto lei con un ilo di sarcasmo, citando il noto centro d’insegnamento dell’islam sunnita fondato al Cairo più di mille anni fa. Brian Whitaker, giornalista esperto di Medio Oriente e autore del libro Arabs without God (CreateSpace 2014), ha scritto: “Una spiegazione potrebbe essere che la cifra indicata per la Giordania (170) corrisponda più o meno al numero di iscritti a un gruppo di atei giordani su Facebook. È possibile che i ricercatori abbiano semplicemente individuato gli atei di vari paesi che sono attivi sui social network”.
Ma anche in base a questo criterio le cifre di Dar al Ifta sono basse. Poco tempo fa ho fatto una ricerca su Facebook, sia tra le pagine in arabo sia tra quelle in inglese, combinando la parola “ateo” con i nomi di vari paesi arabi, e ho trovato più di 250 gruppi che contavano da pochi a più di undicimila iscritti. Questi numeri comprendono solo gli atei abbastanza convinti da potersi permettere di lasciare delle tracce in rete. “Secondo me in ogni famiglia egiziana c’è qualcuno che non crede o che quantomeno è critico verso l’islam”, ha detto allo storico egiziano Hamed Abdel Samad un suo connazionale ateo, Momen. “Però la paura di affrontare apertamente questi temi è troppo forte”. Se, da un lato, i governi arabi minimizzano la presenza degli atei tra la popolazione, gli occidentali commettono un altro errore: non sembrano in grado di concepire l’idea di un arabo ateo. Sui mezzi d’informazione occidentali non ci si chiede mai se gli arabi siano religiosi, ma in che misura la loro devozione possa nuocere all’occidente.
In Europa il dibattito si concentra sull’immigrazione (gli “immigrati musulmani” sono contrari alle libertà garantite da una società laica?), mentre negli Stati Uniti la questione fondamentale è il terrorismo.
Nel dibattito politico i conservatori accusano i “musulmani” di essere ostili alle libertà individuali e favorevoli al jihad, mentre i progressisti cercano di assolverli mettendo in evidenza la natura pacifica e moderata della loro fede. Nessuno permette agli arabi di liberarsi dal peso del loro essere musulmani.”


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