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Economia VS Ecologia: il futuro prossimo dell’auto green [EN+IT]

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A cura di @Ben Reilly.

Come cambierà l’industria automobilistica europea in virtù dei piani relativi alla riduzione della CO2?

Tony Walker, presidente della Society of Motor Manufacturers, in una intervista sul tema Brexit, spiega come limiti troppo stringenti e irraggiungibili possano seriamente minare la possibilità di ottenere un reale abbassamento delle emissioni di CO2:

The internal combustion engine is not dead – it is the path to a cleaner and greener future.

Banning diesel and petrol cars might be a sound bite that works but it’s not a policy that works. If you ban them you disrupt the new car market and you hamper investment in the electric, emission-free vehicles of tomorrow. You set the future back.

We tell the world we want to ban petrol and diesel cars by 2040. We introduce taxes, charges and budget measures which ignore technological development, which undermine our industrial capability and which demonise one technology, diesel, despite the benefits it delivers consumers. Customers are not moving straight from diesel to electric. They’re moving to petrol or staying put in their older cars. So we’re seeing a falling market, declining revenues, rising costs, rising CO2. This is not a policy without consequences.

Intanto i Costruttori devono prepararsi al 2020, anno in cui entrerà in vigore il limite di 95 g CO2/km sulla media del 100% delle nuove immatricolazioni. Sopra questa soglia scattano multe salate, fino a 95 € per g/km per vettura venduta. Si tratterebbe di multe miliardarie per praticamente tutti i grandi gruppi europei.

Per questo motivo tutti stanno correndo ai ripari con ibridi ed elettrici, ma pare che questa soluzione non sia sempre fattibile a livello economico: è il caso del gruppo PSA, pronto a chiedere i danni a GM da cui ha acquistato il marchio Opel, la cui strategia di abbassamento della CO2 è fortemente basata sulle vendite dell’EV Ampera-e. Questo veicolo, però, veniva venduto in perdita di 10000 € ad unità, tanto da costringere PSA a fermarne la vendita in Norvegia e ad aumentarne il prezzo di listino di 5700 € nel resto d’Europa.

PSA, che dopo l’acquisizione è divenuto il secondo gruppo automobilistico europeo, mancherebbe il target di CO2 di quest’anno di 10 g/km sulla media del venduto, che comporterebbe una multa di 1 miliardo di euro.

Le cose, per i costruttori, potrebbero farsi ancora più complicate per via dell’introduzione dei test WLPT.

 

Immagine via Wikimedia Commons


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