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Esploratori italiani dell’ottocento: Giacomo Bove

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Su suggerimento di @Ander Elessedil

 

Terza puntata dei racconti di OggiScienza sugli esploratori italiani dell’ottocento.
La figura tratteggiata è quella di Giacomo Bove, marinaio ed esploratore che dalle colline del Monferrato ha girato i sette mari con lo scopo di cartografare nuove terre e di aprire nuove opportunità alla neonata Italia.
Nato sulle colline astigiane Bove si innamora molto presto del mare, tanto che i genitori lo mandano all’Accademia Navale, da cui Giacomo esce guardiamarina della neonata marina da guerra italiana. Fin da subito effettua alcune spedizioni scientifico-militari intorno al mondo in cui affina le sue conoscenze come idrologo e si appassiona all’estremo oriente.
Ma le esigenze strategiche della marina della fine dell’ottocento sono altre e Bove passa lunghi mesi in arsenale, agitandosi come un leone in gabbia. Frustrato dalla situazione fa varie domande per essere assunto come membro di spedizioni straniere, fino a quando viene chiamato come ufficiale italiano nella spedizione svedese di Nordenskjold che mirava ad aprire il passaggio di Nord-Est.
L’impresa riuscì, nonostante la necessità di passare un inverno al largo delle coste siberiane. Bove è accolto come eroe in patria e tiene varie conferenze e incontri sull’argomento. Sull’onda del successo, e con il supporto della Società Geografica Italiana, progetta una spedizione in Antartide. Ma in Italia mancano sempre i fondi necessari e allora si ripiega su una serie di spedizioni nel Sudamerica, fra Patagonia, Terra del Fuoco e Paranà. Tutti luoghi già esplorati e che non soddisfano appieno Giacomo, il quale non smette di supportare spedizioni con ben altri scopi.
L’ultima sua spedizione è lungo il fiume Congo. Dura poco e porta pochi frutti, inoltre nella sua relazione Bove afferma che è uno spreco spendere energie per colonizzare quei territori. Viene bollato come “disfattista”, proprio lui che da anni chiedeva esplorazioni più incisive di cui avrebbe beneficiato il paese. Nessuno sa se fu per questo colpo molto duro alla sua fibra morale, esacerbata da anni di frustrazioni: sta di fatto che poco dopo si suicidò, a soli 35 anni, senza essere mai riuscito a raggiungere quell’Antartide che tanto agognava.

 

Immagine tratta da wikimedia commons


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