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Gli ultimi esploratori

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

In un articolo pubblicato su Il Tascabile, il giornalista e fotografo Natalino Russo parla dell’affascinante professione di quelli che spesso vengono impropriamente definiti “alpinisti all’ingiù”: gli speleologi:

Fino a qualche decennio fa del mondo sotterraneo si parlava solo in occasione di incidenti, e gli speleologi venivano definiti alpinisti all’ingiù. In anni recenti l’evoluzione delle tecniche e dell’approccio esplorativo ha permesso non soltanto di espandere enormemente le conoscenze, ma anche di mutare la percezione che gli stessi speleologi hanno delle grotte: non più solo abissi da discendere, ma cavità complesse da esplorare nelle tre dimensioni. Oggi sappiamo che le montagne contengono al loro interno enormi vuoti: il totale delle grotte esplorate in tutto il mondo si aggira intorno ai 30.000 chilometri. Il fisico e speleologo italiano Giovanni Badino, recentemente scomparso, ha stimato che dentro le montagne della Terra esistano tra i 20 e i 50 milioni di chilometri di gallerie, cioè migliaia di volte più di quanto sia stato svelato finora. L’esplorazione non è finita, quindi, anzi è appena cominciata. E la speleologia ha acquisito un ruolo importante non solo per la ricerca scientifica ma anche per l’approccio filosofico al concetto di esplorazione.

Immagine da Wikimedia.


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