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I Democratici e i movimenti di protesta afroamericani

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Su suggerimento e a cura di @Cocomeraio

Nel gennaio del 1992 durante la campagna per le primarie per il New Hampshire e in mezzo al suo primo scandalo sessuale l’allora governatore dell’Arkansas Bill Clinton si premurò di tornare nel suo stato per assistere all’esecuzione di Ricky Ray Rector. Costui aveva ucciso un poliziotto e in seguito, nel tentativo di suicidarsi, si era procurato una sorta di lobotomia. L’uomo che fu processato, condannato a morte e poi giustiziato era di fatto un minorato mentale. Dieci anni dopo la Corte Suprema americana avrebbe dichiarato incostituzionali le esecuzioni di persone con ritardo mentale. Scopo di Clinton non era solo di distogliere l’attenzione dalla vicenda Gennifer Flowers ma anche di distinguersi dall’ultimo candidato democratico alla presidenza Michael Dukakis, la cui posizione contro la pena di morte fu considerata una delle cause della sconfitta democratica del 1988.

Qualche mese più tardi Bill Clinton – ormai candidato in pectore del partito democratico -invitato ad un raduno organizzato da Jesse Jackson si scagliò contro la rapper radicale Sister Souljia, accusandola di avere posizioni inaccettabili poiché fomentava l’odio dei neri contro i bianchi. Quell’episodio è diventato proverbiale nel gergo politico americano: il “Sister Soulja moment”, indica quando un politico si dissocia in modo netto sino al ripudio della parte più estrema della propria base elettorale per conquistarsi i voti centristi o anche solo per mostrarsi uno statista.

Da presidente Clinton non ebbe attriti particolari contro altri esponenti della comunità afroamericana, anzi fu definito dal premio Nobel Toni Morrison il primo presidente nero, mentre continuò a mostrarsi duro contro il crimine, ampliò i casi in cui il governo federale poteva applicare la pena capitale e fece approvare leggi che inasprivano le pene.
Oggidì il vero primo presidente nero ritiene molte di quelle leggi sbagliate e inutili, tanto è vero che si è distinto per l’altissimo numero di pene commutate (mentre le grazie vere e proprie sono al minimo storico), le severe sanzioni approvate negli anni ’90 sono da molti considerate utili soprattutto al complesso industriale delle carceri (che costa 52 miliardi di dollari l’anno) e la pena di morte non è più popolare come una volta.

In questa campagna elettorale se Bernie Sanders punta sull’appoggio dei nuovi radicali neri di Black Lives Matter, Hillary Clinton – che pure sin qui ha ottenuto la stragrande maggioranza dei voti afroamericani al sud – non pensa affatto di rivendicare l’eredità del marito che a riguardo pare oscillare tra parziali mea culpa e fiera autodifesa del proprio operato.

 

Questo articolo fa parte dello speciale di hookii per le primarie USA.

Immagine da Wikimedia Commons


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