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Il discorso di Donald Trump all’ONU e il futuro della politica estera statunitense

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Su suggerimento di @Giovanni.

Il Caffé Geopolitico analizza il discorso di Donald Trump alle Nazioni Unite, prendendo in considerazione il messaggio rivolto alla politica interna statunitense e ai principali attori internazionali:

Innanzitutto, ha rimarcato come il mondo sia più sicuro quando abitato da «nazioni forti, indipendenti e libere» e che tale assunto dovrebbe guidare la realtà internazionale nel suo complesso. In tali passaggi è risultato, inoltre, difficile non leggere un sostegno indiretto ad azioni come la Brexit, soprattutto in quanto ha sostenuto più volte il concetto per cui ogni Paese deve pensare primariamente alla sua prosperità e cercare di ottenerla con le sue forze e non attraverso la mediazione di burocrazie distanti. Nel sostenere lo Stato-nazione come unità fondamentale del sistema, però, non ha mancato di rimarcare la necessità che i singoli attori cooperino per lo sviluppo complessivo del mondo. È, però, il corpo centrale del discorso a essere più denso di riferimenti alla realtà internazionale e alla nuova mappa delle minacce avvertita dall’amministrazione insediatasi lo scorso gennaio. Dopo aver ricordato indirettamente a Cina e Russia che gli Stati Uniti non sono disposti ad accettare violazioni della sovranità altrui – nello specifico nel Mar Cinese Meridionale e in Ucraina – Trump ha, sostanzialmente, elencato quelli che ha definito, richiamando palesemente l’amministrazione Bush junior, «rogue states»

Inoltre, Trump ha parlato la possibilità di una riforma dell’ONU, a parere del presidente americano affetta da una eccessiva rigidità burocratica.

Immagine da Wikimedia.

 


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