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Il partito delle élite, il partito della realtà

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A cura di @Mirror.

L’analisi di un sondaggio elettorale condotto dal Cise descrive l’effetto che hanno le variabili di reddito sul voto. Il risultato in sintesi:

Il PD è l’unico partito per cui si registrano effetti significativi della classe sociale sul voto, ma nella direzione inattesa di un suo confinamento nelle classi sociali più alte e con un reddito più alto.

Leonardo Tondelli su The Vision, appena prima del voto del 4 marzo, ha fatto un’analisi di come la sinistra italiana sia finita a ricoprire il ruolo del partito pragmatico e rigorista.

Prodi, D’Alema, Amato, Enrico Letta, Renzi e Gentiloni (ma anche Mario Monti) hanno avuto il merito storico di aver mantenuto un comunque mastodontico debito pubblico nei margini imposti dall’Unione Europea. Un risultato storico? Lo stabiliranno gli storici, e sappiamo che ci metteranno un po’. Ma nel frattempo possiamo osservare che non si trattava di un obiettivo di sinistra – di qualsiasi sinistra, da Bakunin a Marx a Proudhon giù fino a Keynes. Nessun filosofo o economista o militante di sinistra ha mai avuto come obiettivo primario il contenimento della spesa o del debito pubblico: è una battaglia che tradizionalmente si associa ai liberali, ai conservatori, in Germania ai centristi di cultura luterana ben rappresentati da Angela Merkel. E allora perché la sinistra italiana si è trovata, più volte nella sua storia, in prima linea in questa battaglia?

 


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