un sito di notizie, fatto dai commentatori

La sanità fra tagli e liste d’attesa

La sanità fra tagli e liste d’attesa

0 commenti

Un articolo de Linkiesta mette in luce i problemi del sistema sanitario italiano, che spesso obbligano i cittadini a rivolgersi a specialisti privati.

Oltre ai tempi di attesa significativi per le prestazioni di base, il prezzo del ticket non ha fatto che aumentare in questi ultimi anni, risultando in costi a carico del paziente non sempre competitivi rispetto al privato.

La normativa nazionale prevede un ticket massimo sulle prestazioni di 36,15 euro per ricetta. Ma c’è chi ha alzato l’asticella: la Sardegna ha fissato il tetto massimo a 46,15 euro e la Calabria a 45 euro. Non solo. Dal 2011 è stato introdotto il cosiddetto superticket di dieci euro per ogni ricetta. Tra le regioni, c’è chi non applica il superticket (Basilicata e Bolzano), chi ha scelto una variazione della quota in base al reddito, chi in base al costo della prestazione. Senza dimenticare che alcune regioni, dal Piemonte alla Calabria, prevedono costi aggiuntivi per esami come la Tac o la risonanza magnetica. «Se sommiamo tutti i ticket, più il ticket da dieci euro della ricetta, per le prestazioni a basso costo come gli esami del sangue o le ecografie finisce che il canale privato risulta più conveniente di quello pubblico»

Le differenze tariffarie su scala regionale incentivano anche la migrazione sanitaria da regioni commissariate come la Campania e la Calabria.

All’ospedale Rizzoli di Bologna, il 60% dei pazienti viene ancora da altre regioni, soprattutto meridionali. In Liguria, gli anziani pensionati, davanti alle liste d’attesa che superano anche un anno, non potendosi rivolgere alla sanità privata, stanno emigrando nelle strutture sanitarie piemontesi e lombarde. Mentre per le cure odontoiatriche, non coperte dal sistema sanitario, i pullman diretti in Croazia e Slovenia sono all’ordine del giorno. Senza parlare dei ricoveri programmati, diventati ormai come un terno al lotto, con i pazienti che arrivano al pronto soccorso che assorbono ormai oltre la metà dei pochi letti a disposizione. E i disguidi sono quotidiani, visto che quasi dappertutto per la prenotazione dei ricoveri la digitalizzazione è un sogno, e nei reparti vigono ancora i classici libroni sui quali i medici riempiono a mano le caselle vuote.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.