un sito di notizie, fatto dai commentatori

La scienza e la neutralità di genere [EN]

0 commenti

A cura di @Francis Reloaded (più asino) e @stefan.

Un articolo di Debra W. Soh, neuroscienziata presso l’università di York,  apparso su Playboy introduce la necessita’ di sostenere l’avanzamento dei diritti dei portatori di differenti orientamenti sessuali senza negare l’evidenza biologica dell’esistenza dei generi maschile e femminile:

Come forse saprete, gli avvisi agli utenti del sistema di trasporto pubblico della città di New York, seguendo l’esempio della Metropolitana di Londra, non si riferiscono più a signore e signori ma a tutti, passeggeri ed utenti. Più di recente il Trinity College di Dublino ha deciso di sostituire la parola freshmen con il termine gender-neutral fresh mentre gli insegnanti del Regno Unito sono stati istruiti affinché chiamino gli allievi studenti o gente invece di ragazze e ragazzi. Il mese scorso la Chiesa di Svezia non si riferisce piu’ a Dio assumendo il suo genere maschile. Inutile ricordare come ci sia stata, negli ultimi mesi, la tendenza ad eliminare i riferimenti al sesso biologico in nome dell’inclusione. Questo dimostra come l’ideologia gender stia costantemente insinuandosi in ogni aspetto della nostra vita.

Ciò che preoccupa è come alcuni ideologi gender affermino che la scienza ufficiale sia in realta’ pseudoscienza… Jeremy Colangelo, uno studioso di Letteratura Inglese ha argomentato su Quartz che “la scienza è chiara: il Sesso non e’ dopo tutto binario” e che “lo stato corrente della […] ricerca” a supporto di questa verita’ deve essere inclusa nel sistema educativo Statunitense. L’ultima volta che ho controllato – ovvero circa cinque minuti fa – la letteratura scientifica afferma qualcosa di abbastanza differente.

[…]

Le ricerche che gli attivisti gender indicano spesso a supporto delle loro idee si riferiscono a persone nate con un disordine dello sviluppo sessuale, o DSD, una condizione medica nota in passato come intersessualità… Alcune ricerche suggeriscono che una persona su 100 potrebbe essere portatrice di DSD.

Sono d’accordo che le persone portatrici di DSD debbano essere trattate come chiunque altro, compresa la possibilità di decidere autonomamente la propria sessualità, indipendentemente dalla comunità medica, dagli organi di governo o dai gruppi che vogliano imporre i propri punti di vista religiosi, politici o quant’altro. È comunque possibile sostenere questi fondamentali diritti umani senza eliminare le categorie di maschio e femmina.

[…]

Le persone di differente identità sessuale meritano dignità e rispetto, tuttavia fingere che il sesso biologico non esista, e nel frattempo sovvertire ogni convenzione sociale, non aiuta a raggiungere quello che questi metodi sperano di ottenere. Questi cambiamenti sono quanto meno sciocchi e nel peggiore dei casi una insidiosa forma di indottrinamento. Essi in realtà non rimediano alla discriminazione latente ai danni delle persone che non rientrano nelle descrizioni classiche dell’essere uomo o donna.

Ritornando al mio precedente punto riguardo gli insegnati inglesi, rischiamo d’insegnare ai ragazzi che è vergognoso o scorretto rivendicare l’orgoglio d’essere un maschio o una  femmina. La ragione per cui viene usata una terminologia di genere neutro deriva dal fatto che il sesso è un fattore auto-limitante. Ma invece di sfidare queste idee […] la scuola ha invece deciso di dire alle ragazze d’ignorare il fatto d’essere donne.

Il dibattito sul genere sta diventando ogni giorno più polarizzato, così tanto che difendere la biologia oggi comporta l’accusa d’essere un essenzialista biologico, un sostenitore dell’alt-right o un hater. Questa retorica è inutile e pericolosa e non possiamo consentire a noi stessi d’aver paura d’accettare verità scientifiche stabilite. Le persone possono identificarsi come meglio credono senza aver bisogno dell’approvazione della biologia. Ora più che mai, non c’e’ nulla di sbagliato nel sostenere i fatti.

Sullo stesso argomento, Emily Willingham scrive in un articolo pubblicato su Aeon che dovremmo abbandonare l’idea di un cervello binario, maschio o femmina, perché la metafora più adatta sarebbe quella del mosaico:

Indeed, a simple two-category system seems impossible and almost silly given this underlying complexity, and intriguing scientific evidence points away from a dichotomy and toward a three-dimensional spatial continuum of variations that defy any categorisation.

This view of the human brain is stunning, both in how well it analogises human behaviour – the product of our brains – and in how it distinguishes us as human. Our brains blur the boundaries between the biological and the social just as we do ourselves.

Like most people, our brains are mosaic. When the neurobiologist Tom Curran, now at the University of Kansas School of Medicine, wrote an op-ed for The Scientist called ‘Deconstructing the Mosaic Brain’ (2011), he used the term ‘mosaic’ to describe the wide-ranging diversity of human brains, rather than a spectrum of sex-based differences. Genes can change as an embryo develops, he points out, leading to specific brain-related conditions such as epilepsy. The patchwork changes can even lead to differences in brain structure between identical twins. It’s puzzling that this concept is not terribly controversial when it involves twins, yet the suggestion that brains from two people of the same sex might similarly differ fuels fiery debate.

The neuroscientist Daphna Joel at Tel Aviv University and her team entered the fray in 2015 with a seminal and controversial paper on the mosaic brain in the Proceedings of the National Academy of Sciences. Joel analysed the structure of more than 1,400 brains by MRI. She found a huge structural overlap between men and women in the hippocampus, a centre for memory, along with a continuum of structural variation across the spectrum of what we think of as masculine to feminine. Indeed, even in regions with the most significant differences between the sexes, many women fell on the masculine end of the spectrum, while many men landed at the feminine end. The overlaps are so striking, the team reported, that only about two or three out of every 100 brains were wholly at one or other of these extremes. Everyone else tended toward a central average. From person to person, Joel found, our brains are a mixed and unique mosaic of regions with variable ‘maleness’ or ‘femaleness’ in each. ‘Human brains do not belong to one of two distinct categories: male brain/female brain,’ she wrote.

Immagine da Wikimedia.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.