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La teoria dell’inflazione? Sta benissimo, grazie [EN]

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A cura di @i.c.e.

La teoria dell’inflazione dice che l’Universo, nei primissimi istanti dopo il Big Bang (ma proprio i primissimi, si parla di 10^-35 secondi), attraversò una fase di rapidissima espansione, aumentando le proprie dimensioni di un ordine compreso tra 10^25 e 10^30 volte. In questo modo si spiegano diverse cose, come ad esempio l’omogeneità che osserviamo nell’Universo: senza inflazione, non si capirebbe come sia possibile che regioni lontanissime (tanto che la luce non ha ancora avuto il tempo di viaggiare dalle une alle altre) possano avere temperatura e densità simili. Ma non solo: grazie all’inflazione possiamo spiegare anche come sia possibile che l’Universo ci appaia perfettamente piatto, e come mai non si vedano monopoli magnetici in giro.
Nonostante questo, la teoria dell’inflazione non convince tutti (tra i suoi critici ricordiamo nientemeno che Sir Roger Penrose), e recentemente un nuovo attacco è arrivato da Anna Ijjas, Paul Steinhardt e Avi Loeb. i quali sostengono che l’inflazione sarebbe un evento estremamente improbabile, e che i suoi parametri sono così vaghi da poter prevedere tutto e il contrario di tutto, rendendo la teoria non falsificabile e quindi non scientifica.
A breve giro di posta è arrivata però la risposta di una trentina dei più illustri fisici in circolazione, inclusi 4 Premi Nobel e un vincitore della Field Medal, che ribattono punto su punto, affermando che la teoria dell’inflazione è in ottima salute, è perfettamente scientifica, e dalla sua nascita ha fatto parecchie previsioni accurate.

Amanda Gefter, in questo articolo su Nautilus, prova a spiegare anche ai non-fisici i motivi che giustamente stanno dietro questa appassionata difesa.

Immagine da pixabay.


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