un sito di notizie, fatto dai commentatori

Nella mente di un Kamikaze

107 commenti

Su suggerimento e a cura di @Emanuela.

Terrorista si diventa e non si nasce: allora perché un giovane ventenne dovrebbe desiderare di diventare un terrorista o decidere di farsi saltare in aria?
Bisogna subito sgomberare il campo dall’idea che queste persone siano degli squilibrati: Marc Sageman, professore all’Università della Pennsylvania che ha analizzato 400 documenti statali e registrazioni di terroristi estremisti, ci conferma che questi giovani provengono da famiglie amorevoli e hanno un livello di istruzione medio alto.
Falsa anche l’idea che un terrorista kamikaze sia una persona afflitta da disturbi mentali.
Il terrorista è alienato dalla società, ma l’alienazione non costituisce malattia mentale.
Uno psicopatico non aderisce alle esigenze del gruppo e non è in grado di apprendere dall’esperienza, pertanto i gruppi terroristici, altamente selettivi, lo scarteranno subito perché inaffidabile.
Inoltre questi ragazzi hanno un buon livello di istruzione e questo perché siano in grado di comprendere sofisticate analisi politiche e retoriche alla base della ricompensa ideologica e politica per le loro azioni.
La capacità di razionalizzare la violenza e il martirio del kamikaze può essere compresa solo immedesimandosi in una cultura distante dalla nostra, ma che conosce bene quella occidentale tanto da reclutare i miliziani dando consigli su dove trovare la nutella o le chupa chups nelle zone di guerra.
Cosa offre un movimento religioso estremista e cosa cerca un giovane che abbraccia quel movimento?
Per molte persone, i movimenti religiosi estremisti offrono una situazione di comfort esistenziale, reprimono l’ansia di non-essere, riempiono il vuoto con sistemi e strutture di credenze auto-protettive, come dice Gibbs.
L’ indottrinamento che ne segue mira al convincimento che le azioni violente o suicide che si adotteranno saranno funzionali alla salvezza del proprio popolo o della propria famiglia e nulla vale più di questo, né la propria vita, né quella delle vittime che implorano salvezza.
Le vittime e l’ occidente sono incapaci di andare oltre l’ effimero di quei beni materiali e corporei, come il vasetto di nutella, mentre il Kamikaze ha una mente superiore, lui può vedere aprirsi le porte del paradiso, agli altri precluse.
Questo rende più forti e insensibili a qualsiasi cosa.
Rende fortemente razionali e lucidi.
Corrado De Rosa, psichiatra, dice:

” L’estremista accetta le responsabilità: le ritiene necessarie, minimizza la sofferenza delle vittime, disumanizza il nemico, reprime scrupoli morali e freni inibitori creandosi giustificazioni in cui crede ciecamente. Ha una fede incondizionata nel Corano che accetta senza critica: il fondamentalista islamico non pensa, perché i precetti del Corano pensano per lui. È ossessionato da un’idea, influenzato da figure carismatiche, non scende a compromessi: ha un’organizzazione di pensiero fanatica, che si estremizza in chi sceglie di farsi saltare in aria. “

 

Immagine di Achmed the dead terrorist by Joel Deluxe [CC BY 2.0] via Flickr.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.