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Produttività in Italia: la grande dimenticata

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Su suggerimento di @reislaufer

L’Italia, ce ne siamo accorti tutti, è in (relativa) stagnazione da più di vent’anni. Accanto però ai fattori “classici” ritenuti responsabili dalla teoria economica (rigidità nel mercato del lavoro, assenza di liberalizzioni e alte tasse) su cui si lavora da anni e che non sembrano dare particolari frutti, si fa strada l’idea che probabilmente una grossa fetta dell’anemia italiana risieda nel più importante dei fattori che determinano il successo di un’azienda: la produttività. In Italia la sua crescita è in calo costante da più di vent’anni, così come gli investimenti industriali non-immobiliari, come spiega un articolo di Fadi Assan e Gianmarco Ottaviano del 2013. Mancata crescita probabilmente dovuta al naninsmo endemico delle aziende nostrane, come già Marcello De Cecco faceva notare in tempi non sospetti, ma anche a un’assenza di politiche industriali del governo; dalla metà degli anni ’90 in poi sono stati smantellati i vecchi istituti legati al mondo industriale, come l’IRI, senza rinnovarli di fronte alle nuove sfide della globalizzazione. Carenze di questo genere si ritrovano anche nelle aziende quotate in borsa, che risultano sottocapitalizzate e a corto di mezzi e investimenti, che dovrebbero crescere del 150% per pareggiare il divario con l’altra grande “fabbrica” europea, la Germania.

 

Immagine di Dennis Hamilton via Flickr, CC BY 2.0


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