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Sacra Sindone, tra presunte prove della sua autenticità e legittimi dubbi

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Lo scorso luglio è stato pubblicato su La Stampa un articolo, dai toni piuttosto sensazionalistici, secondo il quale uno studio sindonico basato sulla microscopia elettronica a risoluzione atomica, e condotto da due istituti del CNR insieme al Dipartimento d’Ingegneria industriale dell’Università di Padova, avrebbe accertato la presenza di tracce di sangue su fibrille delle dimensioni di 2 mm – prelevate dal lenzuolo di lino noto come Sacra Sindone nel 1978 dal chimico Raymond Rogers -, che apparterrebbero inconfutabilmente a un uomo che subì delle pesanti torture prima di morire.

A tali clamorose conclusioni gli studiosi sarebbero giunti in seguito al rilevamento sul minuscolo frammento di tessuto di un’insolita abbondanza di molecole di creatinina, sostanza di scarto prodotta nei muscoli dalla degradazione della creatina e successivamente espulsa dall’organismo attraverso le vie urinarie. Nonostante sia scientificamente noto che un alto tasso di accumulo nel sangue di tale prodotto di escrezione possa essere determinato da numerosi fattori tra i quali anche stress e traumi muscolari, e malgrado sia un fatto assodato che il maggior delle volte l’anomalia dipenda da una ridotta funzionalità renale, il professor Giulio Fanti dell’Università di Padova, noto esponente dell’autenticismo sindonico e quindi studioso tutt’altro che imparziale, ha subito stabilito che la causa del fenomeno sarebbe da addebitare alla presenza di traumi fisici sul presunto corpo che il sudario avrebbe a suo tempo avvolto. 

Nel suo blog sul Fatto Quotidiano, Marco Bella, ricercatore in chimica organica presso l’università La Sapienza di Roma, riprendendo due articoli, uno pubblicato su Oggiscienza e l’altro su Queryonline, prova a far luce sulla questione.

 

Immagine da Wikimedia Commons.


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