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L’arte Ukiyo-e dà vita agli eroi letterari cinesi

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Martin LaFlamme su Japantimes evidenzia come la xilografia, forma d’arte tipicamente giapponese, affondi in realtà le sue radici nell’arte cinese.  Una mostra all’Ota Memorial Museum of Art di Tokio, intitolata “China in Ukiyo-e” e curata da Michi Akagi, mette in luce un aspetto poco conosciuto di questi lavori artistici: la diversità dei temi, l’uso di colori vivaci per migliorare l’espressività e la stessa tecnologia utilizzata in Giappone portano in realtà il segno distintivo della cultura cinese.

L’Ukiyo-e (“immagini del mondo fluttuante”) è un genere di stampa artistica giapponese, impressa su carta con matrici di legno e la mostra illustra la sua evoluzione.

Questa mostra introduce all’ Ukiyo-e dei periodi Edo e Meiji che mostrano l’influenza della cultura cinese. Nella prima parte, vedremo le opere del 18 ° secolo, quando i guerrieri samurai erano anche coinvolti nella produzione di Ukiyo-e. La seconda parte si concentrerà sulle opere del 19 ° secolo, che riflettono i gusti dei cittadini, e nella terza parte saranno presenti opere raffigurate sotto forma di parodie. Durante tutta la mostra, i visitatori saranno in grado di scoprire le connessioni inaspettate tra Ukiyo-e e Cina.

Gli artigiani cinesi iniziarono a sperimentare la stampa a colori xilografica già durante la dinastia Song meridionale (1127-1279) e adottarono tecniche che in seguito vennero utilizzate anche dai giapponesi.

Chinese artisans started experimenting with woodblock color printing as early as the Southern Song Dynasty (1127-1279). It was, however, a rudimentary and laborious process: Each hue normally required the carving of a separate block, so the first prints were two-toned and rather bland. Later on, Japanese craftsmen adopted the same technique — one color, one block — but they developed their own approach — the “kento” registration mark — to ensure that each color would align exactly with the others without gaps in between. As the technology matured and the market for books and ukiyo-e expanded, Japanese publishers grew bolder. They began releasing designs that spread over several sheets and employed numerous colors, up to 20 in some cases. Another technique with Chinese roots is embossing, otherwise known as gauffrage, which adds a three-dimensional texture to prints.

La Cina ha anche importato dopo il 1630 l’arte e le tecniche degli occidentali, come il disegno prospettico, mentre all’epoca ai cittadini giapponesi erano vietati i viaggi all’estero e gli stranieri non erano autorizzati a entrare in Giappone.

A good example is perspective drawing, which Jesuit missionaries introduced to the Middle Kingdom in the late 16th century. Before long, Chinese print shops were experimenting with it, notably in Suzhou, one of the country’s most dynamic commercial and artistic hubs. “It was most likely through the import of these prints,” Akagi explains, “that Japan learned about Western perspective.”

L’influenza culturale cinese raggiunse il picco durante il periodo Edo (1603-1868) e la cultura cinese arrivò in Giappone grazie al fiorire dei commerci con la Cina. Fu in questo periodo che l’ukiyo-e iniziò a svilupparsi.

Under the Tokugawa government, commerce with China flourished like never before: At its peak in the latter decades of the 17th century, more than 100 Chinese vessels visited Japan in a good year. One consequence was the establishment of a large Chinese community in Nagasaki with perhaps as many as 2,000 people, a population that could double when ships were in port. In those early days, the main commodity traders brought to town was white and undyed silk — the Japanese appetite for it seemed insatiable — but they also carried with them a significant amount of books.

L’influenza della cultura cinese è stata favorita anche all’aumento dei tassi di alfabetizzazione tra la popolazione giapponese, poiché nei primi decenni del 17° secolo l’economia in crescita aveva bisogno di lavoratori più istruiti che spesso studiavano sui classici della letteratura cinese illustrati con xilografie.

Arte.it presenta la mostra attualmente visitabile a Torino, dedicata a grandi capolavori dei maestri dell’Ukiyo-e, tra cui Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, Yoshitoshi, Sharaku, che terminerà a fine giugno:

Dal 23 febbraio al 25 giugno 2023, la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino ospita la mostra Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e i miti del Giappone.
L’esposizione, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC di Lugano, prodotta da Skira, presenta l’universo giapponese attraverso un percorso tematico suddiviso in nove sezioni, con oltre 300 capolavori e alcune opere mai presentate in Italia, tra cui stampe, armature di samurai, katane, kimono, kakemono, provenienti dalle collezioni del MUSEC di Lugano, dal Museo Arti Orientali di Venezia, dal MAO di Torino, dal Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste, dalla Fondation Baur Musée des Arts d’Extrême-Orient di Ginevra e da importanti collezioni private.


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