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Cala la povertà globale: non parliamo mai di ciò per cui i nostri tempi saranno ricordati

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Su suggerimento di @uqbal e @Spi.

Nel 2012 le persone in condizioni di povertà estrema erano 902 milioni. A fine 2015 saranno 702 milioni, secondo la banca mondiale. Si tratta di stime estrapolate dai dati più aggiornati, ma il dato rimane assai significativo, se si considera che il mondo viene da una pesante recessione: è un calo del 22% in soli tre anni.
Si noti che per tener conto del potere d’acquisto locale, il reddito minimo giornaliero al di sotto del quale si parla di povertà estrema è stato portato da 1,25$ a 1,90$.
Si tratta di un dato da tenere bene a mente in qualsiasi discussione sui modelli economici.

È probabile che i nostri anni verranno registrati nei libri di storia come un punto di svolta. Ma (probabilmente) non per particolari innovazioni tecnologiche o novità inattese. Né per l’aumento di guerre e terrorismo, con il loro strascico di morte e povertà. In realtà, per l’esatto opposto: povertà, analfabetismo e malattia sono in continuo calo, ma quasi nessuno ne parla.
Nicholas Kristof, in un editoriale sul NY Times, riprende i suoi colleghi giornalisti (mettendo anche se stesso nell’obbiettivo) per non parlare mai di un ambiziosissimo progetto dell’ONU, verso cui, come razza umana, stiamo facendo importanti passi in avanti: l’eliminazione completa della povertà estrema entro il 2030.
La percentuale di poveri estremi nel mondo, dopo essere cresciuta fino a metà del secolo scorso, è in notevole calo dagli anni ’90, e in questi ultimi 25 anni è calata dal 35% della popolazione mondiale fino a meno del 10%. Considerando anche che nel frattempo la popolazione delle nazioni povere è aumentata sensibilmente e quella delle nazioni ricche è circa rimasta costante, il dato è ancora più interessante, e dà speranze sulla realizzabilità del progetto dell’ONU.
Un altro importante aspetto è che sempre più donne ricevono un’istruzione, almeno di base. La percentuale di donne che completano le scuole elementari nei paesi in via di sviluppo è passata dal 50% all’80%; questo, insieme a un miglioramento delle condizioni di vita e della sua aspettativa, tende a risolvere un altro problema che vedevamo come grave, l’aumento eccessivo della popolazione mondiale. Oggi in paesi come il Bangladesh e l’Indonesia la natalità media per donna si attesta su 2,2 o 2,3 bambini, prossima alla soglia di mantenimento costante della popolazione.

C’è quindi da essere moderatamente ottimisti. C’è ancora molto da fare ed esistono paesi critici, estremamente poveri o corrotti: l’autore cita il caso dell’Angola, che riportiamo qui per togliervi quell’insopportabile gusto di tranquillità e pace con se stessi alla fine di un articolo.
Ma per la prima volta nella storia dell’umanità siamo, globalmente, sulla buona strada.

 

Immagine tratta da @pixabay.


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