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Donne che vestono le donne (termina il 10 marzo)

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Al Met Fifth Avenue la mostra Women dressing women chiude nei primi giorni di marzo dopo essere stata visitabile per tutto l’autunno-inverno 2023: ne parla MetMuseum.

350 anni di moda al femminile, a partire dalle sarte del XVII secolo, in una mostra che celebra le grandi stiliste del Novecento e le talentuose firme contemporanee.

The Costume Institute’s fall 2023 exhibition will explore the creativity and artistic legacy of women fashion designers from The Met’s permanent collection, tracing a lineage of makers from the turn of the twentieth century to the present day by highlighting celebrated designers, new voices, and forgotten histories alike. Women Dressing Women will feature the work of over seventy womenswear designers, spanning ca. 1910 to today, including French haute couture from houses such as Jeanne Lanvin, Elsa Schiaparelli, and Madeleine Vionnet, to American makers like Ann Lowe, Claire McCardell, and Isabel Toledo, along with contemporary designs by Iris van Herpen, Rei Kawakubo, Anifa Mvuemba, and Simone Rocha. A catalogue, published by The Met and distributed by Yale University Press, will accompany the exhibition.

Anche Vogue Italia si è occupata di questa mostra in un articolo a firma Laird Borrelli-Persson intitolato Women Dressing Women, l’evoluzione del fashion design al femminile raccontata da una mostra a New York.

Women Dressing Women, la mostra che inaugura il 7 dicembre presso il Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, potrebbe includere l’identità di genere tra i propri temi, ma a renderla interessante è soprattutto il fatto che, del genere, evita gli stereotipi. Al contrario, unisce con una sorta di fil rouge talenti della moda vissuti in epoche diverse, collegandoli alle collezioni del Met. E vale la pena notare, a questo proposito, che circa la metà degli pezzi che si possono ammirare nell’ambito della mostra non era mai stata esposta prima. «Spesso cerchiamo ciò che non abbiamo, ma in questo caso è stato affascinante guardare a ciò che era già qui e a ciò che era stato trascurato», ha dichiarato la curatrice associata del Costume Institute, Mellissa Huber, che ha organizzato la mostra insieme a Karen Van Godtsenhoven, curatrice indipendente ed ex studentessa del Costume Institute.

Su Marie Claire Riccardo Terzo ha presentato questa esposizione newyorkese:

La mostra si sviluppa attraverso quattro temi – anonimato, visibilità, rappresentanza e assenza/omissione – che aiutano a delineare il percorso delle figure femminili nella storia della moda. L’anonimato, la prima categoria, introduce al lavoro della sarta nel proprio laboratorio, evolvendosi poi in couturière, designer e direttrice artistica mentre l’ultima importante categoria si focalizza sul lavoro di donne che solo recentemente hanno ricevuto crediti e riconoscimenti per il loro lavoro, precedentemente celati. La visibilità si concentra sul lavoro dell’industria dell’haute couture nel XX secolo e sulla moda intesa come mezzo di autonomia creativa per le donne. La rappresentanza, invece, espande i limiti geografici della moda tradizionale, mostrando come siano fioriti nel corso degli anni delle realtà indipendenti anche grazie al passaggio generazionale degli anni Sessanta e delle conseguenti subculture, innescando meccanismi politici, sociali, sessuali legati all’identità e alla scelta individuali.

Infine la recensione del Guardian curata da Alaina Demopoulos:

…se siete disposti a spegnere la parte cinica del vostro cervello – o la parte del vostro cervello che è sospettosa delle sette – Women Dressing Women è un trionfo. Ci sono pezzi di oltre 70 designer donne risalenti all’inizio del 20° secolo, e ognuno è stupendo. Scorrendo la mostra, troverai abiti flapper degli anni ’20, abbigliamento da lavoro degli anni ’40, tute degli anni ’60 e ’70, spalle elettriche degli anni ’80, abiti sottoveste aderenti degli anni ’90 e pezzi delle passerelle più recenti di quest’anno. La loro omissione dalla tradizione della moda è una delle forze trainanti di Women Dressing Women, che cerca di celebrare gli stilisti a cui spesso è stato negato il credito per il loro contributo alla cultura.

Possiamo dare un’occhiata alla mostra anche attraverso un video pubblicato su Youtube dal canale Art As Form Tours.


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