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Gestire lo stress durante una missione su Marte

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Nick Kanas, Professore Emerito di Psichiatria all’Università della California, ci parla su The Conversation dello stress della vita in condominio in una capsula spaziale per lunghi periodi come saranno quelli delle future, speriamo, missioni su Marte.

Passare anni tutti assieme dentro una scatoletta capsula spaziale dove fuori c’è il vuoto e non puoi neanche cambiare l’aria per una scorreggia deve essere stressante così come la permanenza sul pianeta Marte.

Gestire il lungo ritardo delle comunicazioni, essere autonomi per qualsiasi cosa accada tipo un’emergenza sanitaria, il lungo periodo lontani da casa, le tensioni fra membri dell’equipaggio, la mancanza di cibo fresco,  sono alcuni dei fattori da tenere in considerazione per evitare che gli astronauti si uccidano fra loro.

In my research team’s studies of on-orbit crews, we found that when experiencing interpersonal stress in space, crew members might displace this tension by blaming Mission Control for scheduling problems or not offering enough support. This can lead to crew-ground misunderstandings and hurt feelings.

Contrasti fra equipaggio e controllo missione avvennero durante la missione Apollo 7, la prima che sperimentò con equipaggio la nuova capsula dopo le modifiche a causa dell’incendio dell’Apollo 1, e durante la quale ci fu il primo ammutinamento spaziale della storia.

Nell’ultimo decennio sono state effettuate diverse simulazioni in cui un finto equipaggio ha vissuto lunghi periodi in ambienti confinati. Ad esempio il progetto Mars 500 che è durato ben 520 giorni,  CHAPEA (Crew Health and Performance Exploration Analog) che invece simula la permanenza sul pianeta, HI SEAS (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation) di cui ne parlò il Post diversi anni fa e quindi HookiiAMADEE-18 Mars Analog Mission, D-MARS (Desert Mars Analog Ramon Station) [il sito originale https://www.d-mars.org/ non è più funzionante] che ha rilasciato del codice e altro su GitHub.

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