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I manoscritti non bruciano

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Nel 1968, i Rolling Stones, a seguito di una intensa fascinazione del frontman Mick Jagger per il romanzo Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, capolavoro della letteratura mondiale andato in stampa per la prima volta in forma completa solo l’anno precedente, e del quale il leader della band britannica aveva ricevuto in dono una copia dalla sua compagna di allora, Marianne Faithfull, concepivano e pubblicavano quello che sarebbe poi diventato uno dei brani più celebri della storia del rock: Sympathy for the Devil.

Oggi, a novant’anni dalla stesura di una sua prima versione, distrutta dall’autore in una stufa, e a cinquanta dalla sua prima pubblicazione, grazie ad alcune iniziative artistiche e culturali, come lo spettacolo teatrale portato in scena dal regista Andrea Baracco – tratto da una riduzione del romanzo Il maestro e Margherita realizzata dalla drammaturga Letizia Russo -, l’Italia riscopre e celebra la vita di Bulgakov e la sua opera più importante e dibattuta. Un articolo a firma di Graziano Graziani pubblicato su Il Tascabile descrive alcune delle suddette iniziative, ripercorrendo, attraverso l’analisi delle opere teatrali bulgakoviane e il racconto di significativi aneddoti, come quello di una sbalorditiva e rivelatrice telefonata tra lo scrittore e Iosif Stalin, il tormentato rapporto del grande romanziere russo con la censura sovietica e il rigido materialismo che permeava la Russia post-rivoluzionaria.

I manoscritti non bruciano, dice Woland in un passaggio cruciale di Il Maestro e Margherita. Eppure la prima versione di questo romanzo memorabile di Michail Bulgakov fece davvero questa fine: bruciato in una stufa assieme alla minuta di una commedia e all’incipit di una nuova opera. Lo racconta lo stesso Bulgakov in una lettera al fratello, dove definisce il libro distrutto “le minute di un romanzo sul diavolo, di una commedia e l’inizio di un altro romanzo”. È il 1930 e la censura sovietica si è abbattuta nuovamente su Bulgakov, impedendogli le repliche di una pièce teatrale giudicata non in linea con i dettami rivoluzionari, che dovevano permeare pressoché totalmente le opere d’arte in circolazione. Lo stesso era avvenuto due anni prima, nel ’28, anno in cui lo scrittore cominciò a scrivere Il Maestro e Margherita: esattamente novant’anni fa. Questo romanzo, che Bulgakov scrisse e riscrisse fino alla morte senza davvero mai trovare una versione definitiva, divenne con gli anni la sua opera più amata, simbolo immaginifico e doloroso del suo rapporto complesso con la censura. E il fatto che al centro di questa storia ci sia il diavolo, una Mosca notturna e fantasiosa, un libro nel libro che parla di Pilato e Cristo e, soprattutto, una storia d’amore, ha reso la storia del Maestro e Margherita non solo una vicenda di censura e persecuzione, ma un racconto universale, diventato uno dei libri più amati del Novecento.

Immagine da Wikimedia.

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