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La grafia di una principessa romana

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Inmaculada Pérez Martín sul sito della Real Biblioteca racconta la storia della principessa bizantina Anna Comnena (es — in inglese su Hypotheses).

Non è cosa usuale possedere la copia autografa di un’opera medievale, anche se da questo punto di vista il XII secolo di Bisanzio è stato per noi abbastanza fortunato: di quell’epoca si sono conservati manoscritti della mano di personaggi importanti dell’epoca come l’eruditissimo Eustazio vescovo di Tessalonica, autore di un monumentale commento ad Omero, o l’irascibile e inquieto Giovanni Tzetze, scrittore di un po’ ogni genere, dall’esegesi dei classici, alla storiografia e poesia d’invettiva varia.

Ad essi molto probabilmente c’è da aggiungere la mano di nientemeno che Anna Comnena, la figlia dell’imperatore romano Alessio Comneno, conosciuta anche tra chi non si occupa strettamente di Bisanzio per aver scritto l’Alessiade, una storia delle imprese del padre in stile arcaizzante come era uso all’epoca. Purtroppo per lei, a causa di un fallito colpo di stato contro il fratello Giovanni – fallito, dice Niceta Coniate, a causa della pusillanimità del marito di Anna, Niceforo Briennio, con cui lei evidentemente condivideva la passione per scrivere di storia – Anna finì chiusa nel convento della Kecharitomene fino al finire dei suoi giorni.

La copista dal nome Anna che appariva in una sottoscrizione in questo codice conservato all’Escorial era già nota, ma è stato merito di Inmaculada Pérez Martín (ben nota a chi studia manoscritti greci) averla collegata alla principessa. Come ci si poteva aspettare, non è una grafia elegante, come era normale tra chi non faceva il copista di professione, motivo per cui spesso più una grafia è brutta, più interessante è chi scrive.

L’articolo in seguito si sofferma anche su altre copiste donne dell’epoca bizantina – non tantissime, almeno per quanto ci è dato sapere – come Irene o la Teodora Raoulaina, che scrive nella appariscente Fettaugen-Mode (‘come macchie di grasso nel brodo’) della sua epoca.

Un modo per iniziare i lettori dell’Hookii alla paleografia greca e al contributo che anche le donne bizantine hanno dato alla trasmissione e diffusione della cultura a Bisanzio.


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