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Report e il fango sugli avvocati comunicatori al 41bis: l’analfabetismo costituzionale dell’Antimafia

Report e il fango sugli avvocati comunicatori al 41bis: l’analfabetismo costituzionale dell’Antimafia

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Sul Riformista, Gian Domenico Caiazza (presidente dell’Unione Camere Penali Italiane) esprime il suo disappunto su un servizio di Report.

L’idea grottesca è che se un avvocato difende più detenuti ristretti al 41 bis (un tema, quello del buttare la chiave, che eccita costoro smodatamente), questi può per ciò solo rendersi docile strumento di indebite comunicazioni illecite tra i detenuti, facendo leva (ecco il “piede di porco”) sulla inviolabilità del diritto di difesa, che postula il divieto di ascolto delle conversazioni tra avvocato e detenuto. Quindi, poiché costoro, come dicevo, detestano e guardano con sospetto e disprezzo quisquilie come la assoluta intangibilità del diritto di difesa, ma sanno di non poter richiedere apertis verbis l’ascolto di quelle conversazioni, ecco che puntano la questione per una via traversa. Sicché accendono il ventilatore e ci buttano dentro il fango del sospetto: se un avvocato difende un numero eccessivo di detenuti tutti contemporaneamente al 41 bis, non è forse un potenziale strumento di aggiramento dell’isolamento voluto da quella norma dell’ordinamento penitenziario? Per carità, fanno dire all’immancabile dott. Sebastiano Ardita mentre ronza (“inesausto”, direbbe Paolo Conte) il ventilatore, non diciamo mica che questo accada con certezza!


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