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g/audio dicembre 2023

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Era più o meno dal 2006 che Andre 3000 non pubblicava un disco. Io, che di rap e hip hop sono un ignorantone lo associavo esclusivamente a quella popolarissima (al limite dell’insopportabile) Hey Ya! del 2003, del tutto inconsapevole che gli OutKast erano stati un duo fenomenale per tutti gli anni 90. Poche settimane fa è uscito il suo nuovo disco solista, ed è con simpatia ed interesse che ho letto le recensioni, tutte sostanzialmente scioccobasite (50% Shock – 50% Basite). Dice RivistaStudio:

E all’improvviso un giorno di novembre arriva la notizia: nel giro di qualche giorno uscirà il suo primo album solista. Wow. Solo che l’entusiasmo si trasforma immediatamente in incredulità, perché l’annuncio ci spiega anche di cosa si tratterà. Ed è a dir poco sorprendente, anche se già da qualche tempo giravano sui social i video di gente che lo aveva incontrato mentre era in giro, per strada o in metropolitana, a suonare il flauto. Il disco non conterrà rap, anzi: non conterrà proprio la sua voce. Si tratterà di 80 minuti di jam più o meno psichedeliche (in cui il titolare suonerà, appunto, soprattutto flauti) ispirate all’ambient e a un certo tipo di spiritual jazz, una cosa tra Alice Coltrane e Brian Eno. […] Anche il fatto che con la notizia venisse pubblicata la tracklist, interamente composta da titoli come “I Swear, I Really Wanted to Make a ‘Rap’ Album but This Is Literally the Way the Wind Blew Me This Time” e “That Night in Hawaii When I Turned into a Panther and Started Making These Low Register Purring Tones That I Couldn’t Control … Sh¥t Was Wild” non aiutava a far diminuire la perplessità.

E com’è questo disco? Alla fine sono tutti più o meno soddisfatti. Pitchfork gli dà 8.3, l’italiano Ondarock un più pacato 7. Il New Yorker dà prima rilevanza agli altri muiscisti che hanno accompagnato Andre 3000 e poi si mette a distribuire sia carezze che legnate:

It’s a modest album that asks for little beyond our time and attention. […] Sometimes epiphany arrives when a motif repeats so often that a slight change feels radical and transcendent. […] New Blue Sun isn’t a difficult album; quite the opposite. These are instruments that would sound gorgeous by accident. […] It’s a moment in time, a chance encounter with the wind, the sound of some people in a room, maybe you’ll wander in, too.

 

Insomma, riassume Rolling Stones Italia. “Bello, ma non paragoniamolo a Floating Points & Pharoah Sanders”.

Dedichiamo pertanto il Gaudio di dicembre agli artisti che, nel bene o nel male, ci hanno spiazzato. Discogs fa una bella lista di musicisti che avevano iniziato con un genere diverso (il punk Beastie Boys, il dance-pop di Alanis Morissette), di scossoni di metà carriera (London Calling dei Clash, Cowboys from Hell dei Pantera), agli strani esperimenti pazzi (come l’elettronica di Neil Young).

Così su due piedi tra gli italiani che hanno fatto dischi a loro modo pazzi, se non del tutto inaspettati, mi viene in mente Bianconi, che qualche anno fa ha pubblicato Foreverun disco solista piuttosto strano (scarnissimo di strumenti, con brani in inglese e addirittura in arabo). E a voi?

PS: visto che siamo sotto Natale, vi lascio anche il link con tutte le guide di Discogs per gli acquisti, le spese, e i salassi pazzi, dai dischi alla strumentazione.

 

  1. Le classifiche quando questo post è stato scritto (in grassetto le new entry rispetto alla volta scorsa)Top 3 Album su Spotify Italia:
    1. X2VR, Sfera Ebbasta
    2. La Divina Commedia, Tadua
    3. Il coraggio dei bambini, Geolier

    Top 3 Album su Spotify Mondo:

    1. 1989 (Taylor’s Version), Taylor Swift
    2. Nadie sabe lo que va a pasar manana, Bad Bunny
    3. Golden, Jun Kook

    Top 3 Album su Album of The Year (con più di 10 recensioni)

    1. Black Rainbows, Corinne Bailey Rae
    2. Sanguivore, Sanguivore
    3. Javelin, Sufjan Stevens

     

     


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