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La strage di Christchurch nasce dal razzismo dell’Australia

La strage di Christchurch nasce dal razzismo dell’Australia

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

A pochi giorni dalla strage di Christchurch, le riflessioni su Internazionale del giornalista Gwynne Dyer sul razzismo serpeggiante nella società australiana e sui toni e i contenuti islamofobici rintracciabili nei mezzi d’informazione controllati da News Corp, il gruppo editoriale guidato da Rupert Murdoch.

In diverse aree del mondo il terrorismo di estrema destra, principalmente quello legato al “nazionalismo bianco”, sta diventando un problema serio quanto il terrorismo islamico. È sicuramente il caso degli Stati Uniti, dove l’anno scorso l’Accounting office del governo federale ha calcolato che dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 i cittadini statunitensi uccisi da estremisti islamici sono stati 119, mentre 106 sono stati vittime di estremisti di destra.

Altrettanto vero è che quasi tutti gli attentati sono progettati per sfruttare i social network. Brenton Tarrant, l’assassino di Christchurch, aveva con sé diversi fucili semiautomatici, ma la sua vera arma era la telecamera GoPro piazzata sulla testa per trasmettere in diretta il massacro.

Tutto questo sta diventando una consuetudine al livello mondiale, eppure sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che un attentato del genere aveva colpito proprio la Nuova Zelanda. Cinquanta vittime in due moschee. La Nuova Zelanda è un paese con una popolazione di più di quattro milioni di abitanti dove l’anno scorso si sono verificati appena 35 omicidi. Poi però si è saputo che il terrorista era un australiano, e la vicenda ha cominciato ad avere un po’ più di senso.

 


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