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Serendipità e geometrie non-euclidee

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Su suggerimento di @Ander Elessedil.

 

Il 5 settembre è stato un altro anniversario di compleanno per un matematico, un’altra occasione per il blog Rudi Matematici di raccontare alla loro maniera la storia della matematica.

Come introduzione, partendo dalla nascita del termine “serendipità”, inventato da Horace Walpole nel ‘700 a seguito della lettura di una fiaba, ripercorrono varie scoperte scientifiche e tecniche trovate per caso. Note e meno note, come la penicillina, la dinamite o l’LSD.

Ma non è di serendipità che parla la storia di Giovanni Girolamo Saccheri, nato a Sanremo il 5 settembre del 1667. Anzi, in realtà del suo esatto opposto, di cui ancora non esiste il termine per descriverlo.
Saccheri fin da giovane mostrò una spiccata attitudine matematica che lo portò ben presto ad essere ammesso nell’ordine dei gesuiti all’interno del quale trascorse l’intera vita come studente prima e professore poi in varie università del Nord Italia. Scrisse alcuni libri matematici, specialmente di logica, ma di uno in particolare ci si deve ricordare, Euclides ab omni naevo vindicatus del 1733 (anno della sua morte). In esso Saccheri cercò di risolvere il problema del V° postulato di Euclide. Non ci riuscì, arrivando a una proposizione che considerò errata, ma proseguendo nella sua dimostrazione aveva scoperto le basi delle geometrie non-euclidee secoli prima di chiunque altro.
Ma non se ne rese conto e la sua opera cadde nell’oblio, o quasi.

Il suo libro fu dimenticato per secoli fino a quando Eugenio Beltrami, importante matematico ottocentesco, non ne riscoprì il valore, dando a Saccheri, con due secoli di ritardo, un po’ del merito che gli spettava.

 

Immagine by theilr [CC] via Flickr.


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