Su suggerimento di @Saigon.
Mattia Butta commenta sul suo blog una riforma del 2017 della legge californiana sulla trasmissione consapevole dell’HIV. Con quella riforma, il governatore Jerry Brown diminuiva da otto anni a sei mesi la pena massima per chi coscientemente espone al contagio un partner sessuale, allo stesso tempo decriminalizzando le donazioni di sangue da parte di sieropositivi al test HIV.
Secondo i sostenitori della riforma la rimozione dello stigma sociale connesso all’HIV è il modo più efficace per ottenere una riduzione dei contagi, perché le persone sarebbero incoraggiate a parlare della propria condizione, a sottoporsi ai test e a seguire gli opportuni trattamenti, che diminuiscono il rischio di contagio per via sessuale.
Secondo Butta, invece, si tratta di un’iniziativa volta a garantire per via legislativa un malinteso senso di normalità a danno degli altri, mentre la risposta al problema risiede in una maggiore opera di informazione del pubblico.
In un paese civile lo stigma non si rimuove depenalizzando un comportamento gravissimo come l’infezione consapevole, bensì facendo informazione sul virus. Si fa informazione sui reali meccanismi di trasmissione del virus in modo che lo stigma sociale scompaia perché la gente è informata. Dopodiché punisci, duramente, chi consapevolmente diffonde il virus. In una repubblica come la California invece ti dicono che punire chi diffonde il virus crea una discriminazione verso chi ha l’HIV e quindi dobbiamo depenalizzare il reato.
Come se questo facesse scomparire il virus.
Immagine da Wikimedia.
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