È il 10 gennaio 2025. In uno studio di Austin, in Texas, davanti ai microfoni di Joe Rogan (il podcaster più seguito degli Stati Uniti), Mark Zuckerberg parla per quasi tre ore di disinformazione, dei rapporti con la politica e di come sono evolute le piattaforme della sua società.
Già dai primi minuti, il CEO di Meta individua due eventi che hanno segnato le politiche di moderazione: la vittoria di Donald Trump alle elezioni del 2016 e lo scoppio della pandemia nel 2020.
In base alla ricostruzione fatta da Zuckerberg, sarebbero sostanzialmente questi “i due momenti in cui, per la prima volta, ci siamo trovati ad affrontare una massiccia pressione istituzionale al fine di censurare contenuti per motivi ideologici”.
Ed è proprio la “censura” la motivazione per cui Meta ha abbandonato il programma di fact-checking, chiamato Third-Party Fact-Checking Program o 3PFC, accusato dalla stessa direzione del colosso tech di fare un lavoro “troppo schierato politicamente” che ha “distrutto più fiducia di quanta ne abbia creata”.
Continua a leggere su Guerre di Rete, la newsletter
Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.