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Criptoanarchia

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Andrea Daniele Signorelli, su Il Tascabile, propone alcune interessanti riflessioni sulle criptovalute e sulla visione di società che incarnano.

Il primo passo di quest’analisi, inevitabilmente, rigaurda il ruolo delle monete private nella storia dell’economia:

 L’idea era che anche le monete dovessero competere sul libero mercato come qualunque altro bene, lasciando ai singoli consumatori la scelta di quale impiegare in base alle loro peculiari necessità (come peraltro teorizzato nel 1990 da Hayek nel suo La denazionalizzazione della moneta). Quanto sostenuto dai seguaci dei bitcoin – e di molte delle criptovalute sorte successivamente – non è quindi nulla di nuovo.

La nascita delle criptomomente può essere fatta risalire ad un eterogeneo gruppo che, nei primi anni ’90, ruotava intorno al movimento dei cypherpunks. Questo movimento vede nella crittografia lo strumento fondamentale per estromettere i governi, visti sempre come la fonte di ogni oppressione, dal mondo digitale.

Riuniti attorno a una newsletter varata nel 1992, di questo movimento facevano parte, tra gli altri, il fondatore di Wikileaks Julian Assange, quasi sicuramente lo stesso Satoshi Nakamoto e ovviamente uno dei fondatori dei cypherpunks, vale a dire quel Timothy C. May che nel suo “Crypto Anarchist Manifesto” scriveva: “[Gli sviluppi tecnologici] altereranno completamente la natura della regolamentazione governativa, l’abilità di tassare e di controllare le interazioni economiche, la nostra capacità di mantenere segrete le informazioni e perfino la natura della fiducia e della reputazione (…). Lo Stato ovviamente cercherà di rallentare o bloccare la diffusione di questa tecnologia, citando problemi di sicurezza nazionale o l’uso della tecnologia da parte dei trafficanti di droga o degli evasori fiscali. Molte di queste preoccupazioni sono valide (…), ma ciò non fermerà la diffusione della cripto-anarchia”.

In un panorama dominato da ideologie anarco-liberali, tuttavia, esiste una significativa eccezione. Si tratta del progetto legato ad Ethereum, ad oggi la seconda cripto-valuta mondiale per capitalizzazione. La grande differenza di Ethereum è che tale piattaforma non intende offrire solo una moneta ma, sfruttando le potenzialità degli smart contracts, è arrivata a concepire una nuova forma di organizzazione, le cosiddette DAO (Decentralised Autonomous Organizations). Queste sono organizzazioni in cui le decisioni non vengono prese da una tradizionale catena di comando, dipendente da un CEO, ma vengono automatizzate tramite smart contracts sulla blockchain di Ethereum. Queste potenzialità possono essere viste come un tentativo di portare gli ideali del cooperativismo e del mutualismo nell’epoca digitale.


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