un sito di notizie, fatto dai commentatori

È vero che le piante sono intelligenti? La lezione di Stefano Mancuso | Lucy – Sulla cultura

0 commenti

Il canale YouTube Lucy – Sulla Cultura presenta un’intervista al botanico Stefano Mancuso nella quale si parla di intelligenza. In particolare si parla dell’intelligenza delle piante.

Mancuso parte da una definizione di intelligenza:

Esistono tante definizioni di intelligenza quanti sono i ricercatori cui è chiesto di definirla.

Per poi chiedersi: le piante sono organismi intelligenti?

Solitamente la risposta a questa domanda è «No»: non hanno un cervello, non si muovono, non hanno relazioni complesse tra loro e con altre specie, non hanno interazioni con l’ambiente oltre allo scambio di sostanze chimiche molto semplici.

Ma è veramente così?

La neurobiologia vegetale è una disciplina estremamente recente che può aprire grandi spazi di studio, ma può portare anche fraintendimenti e criticità.

L’articolo “Una finestra critica sulla neurobiologia vegetale” della rivista online Pikaia, suggerito da @kenmare, pone l’accento su quali siano queste criticità, a partire dal rischio insito nell’applicare alle piante termini nati per descrivere il comportamento di organismi animali.

Sullo stesso argomento, su suggerimento di @Madame Moitessier [Long read]

Un tweet del 3 settembre 2023 del New Yorker rimanda ad un articolo di Michael Pollan, uscito sulla rivista cartacea nel dicembre 2013, dal titolo The intelligent plant, nel quale gli argomenti trattati nel video da Stefano Mancuso venivano già affrontati.

Già nel 2006, infatti, Mancuso ed altri colleghi, in un articolo, proponevano la creazione di un nuovo campo di ricerca da loro chiamato, con una certa spericolatezza, “Neurobiologia vegetale”.

The six authors—among them Eric D. Brenner, an American plant molecular biologist; Stefano Mancuso, an Italian plant physiologist; František Baluška, a Slovak cell biologist; and Elizabeth Van Volkenburgh, an American plant biologist—argued that the sophisticated behaviors observed in plants cannot at present be completely explained by familiar genetic and biochemical mechanisms. Plants are able to sense and optimally respond to so many environmental variables—light, water, gravity, temperature, soil structure, nutrients, toxins, microbes, herbivores, chemical signals from other plants—that there may exist some brainlike information-processing system to integrate the data and coördinate a plant’s behavioral response.

Questo nome suscitò, tuttavia, le reazioni di altri biologi vegetali, che, in una lettera pubblicata sulla rivista Trends in Plant Science in risposta all’articolo di Brenner e colleghi, definivano la dicitura “Neurobiologia vegetale” come una mera speculazione; la lettera infatti iniziava con la precisa frase:

“We begin by stating simply that there is no evidence for structures such as neurons, synapses or a brain in plants,”

In particolare Lincoln Taiz, professore emerito di fisiologia vegetale alla U.C. Santa Cruz, e tra i firmatari della lettera, scriveva che:

the writings of the plant neurobiologists suffer from “over-interpretation of data, teleology, anthropomorphizing, philosophizing, and wild speculations.”

Sullo stesso tema @Flora, da Il Tascabile, suggerisce questo articolo di Fabrizio Baldassarri, dal titolo “Piante che pensano“.

Gli studi sull’intelligenza nel mondo vegetale, e sui criteri per declinarla, hanno innescato un fiorente dibattito tra gli esperti del settore, con alcuni esperti molto favorevoli, ed altri contrari:

Dagli studi di Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio di Neurobiologia Vegetale all’Università di Firenze e autore assieme ad Alessandra Viola di Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale (2013), ai lavori più recenti di Daniel Chamowitz, direttore del Manna Center for Plant Biosciences della Tel Aviv University, fino a quelli di Anthony Trewavas e Monica Gagliano, studiosa presso la University of Western Australia, l’approccio alla vita vegetale ha rivelato una prospettiva diversa e alternativa all’antropocentrismo. Questi studi innovativi hanno anche dato il via a uno scontro intellettuale significativo, con scienziati che hanno espresso preoccupazione per la nuova disciplina, i cui confini, metodologie e strumenti rimangono poco chiari.

In questo dibattito si inserisce il libro “Planta Sapiens. Perché il mondo vegetale ci assomiglia più di quanto crediamo” di Paco Calvo, filosofo della scienza, pubblicato da Il Saggiatore, nel quale l’autore cerca di proporre una sintesi del dibattito in corso.

È proprio alla luce di questo scontro che Calvo notava la necessità per i neurobiologi vegetali di sviluppare esperimenti per testare le loro interpretazioni, dotarsi di strumenti metodologici adatti e combinare discipline diverse per la nuova scienza. Da questo punto di vista, la filosofia della scienza assume un ruolo importante nel tentativo di offrire agli studiosi gli strumenti teorici e metodologici necessari, individuando i principi filosofici per comprendere l’intelligenza vegetale. Radicato nella storia della botanica, questo tentativo ha quindi un risvolto ecologico fondamentale.

 


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.