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Imballaggi, sul «vuoto a rendere» divergenze tra UE e Italia

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Saturno Illomei su Formiche parla della nuova proposta dela Commissione europea per la politica sul riciclo degli imballaggi. Il regolamento, presentato lo scorso 30 novembre, è stato accolto con disappunto tra imprenditori e addetti ai lavori, specialmente nel nostro Paese.

Il comparto italiano accusa Bruxelles di avere un’approccio sbagliato che penalizzerebbe quanto di buono fatto in Italia:

Un approccio così verticale e uguale per tutti i 27 Stati membri, rischia di penalizzare maggiormente chi in questi anni ha prodotto maggiori sforzi per trovare soluzioni adatte rispetto al proprio tessuto produttivo e alla regolamentazione locale, con il rischio di vanificare anni di innovazioni e investimenti. Penalizzando soprattutto le realtà più virtuose come il nostro Paese che è primo fra i grandi Stati europei per riciclo pro-capite dei rifiuti di imballaggio e che ha nel proprio tessuto produttivo realtà tecnologicamente più avanzate di raccolta, selezione e riciclo degli imballaggi.

La Commissione, riconoscendo le buone pratiche in Italia, spiega le ragioni del «vuoto a rendere»:

A smussare gli angoli ci ha provato il vice presidente della Commissione con delega al Green Deal Frans Timmermans, (parlando non a caso in italiano), nel corso della presentazione della proposta di regolamento, precisando che “il riuso non è in competizione con il riciclo; abbiamo bisogno di entrambi gli strumenti, nessuno vuole mettere fine alla pratiche di riciclo che funzionano bene: so che in Italia moltissimo è stato fatto; noi vogliamo si faccia ancora di più, non di meno”. La risposta italiana non si è fatta attendere. Il governo, con la vice ministro all’Ambiente Vannia Gava (in foto), ha dato voce alle tante critiche che da più parti si erano già levate ancor prima della presentazione ufficiale.


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