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La tecnologia della libertà (e della sua limitazione)

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Un report di Amnesty International pubblicato lo scorso dicembre 2024 denuncia un’azione della polizia serba che ha infettato il telefono di un giornalista con software spia senza valide motivazioni. Il dibattito sul controllo tecnologico e la libertà individuale svela una crisi più profonda: l’incapacità di bilanciare il potere dello Stato con le pretese crescenti degli individui di sfuggire a qualsiasi regola che non sia la propria.

Il cellulare sarebbe stato sprotetto utilizzando UFED (un software israeliano che è una presenza costante nell’attrezzatura degli esperti di computer forensics che operano in ambito giudiziario, in quello dell’intelligence e nel settore privato) e infettato con uno spyware ribattezzato “Novispy”. Non è chiara, secondo la ONG, quale sia la base giuridica per un’azione del genere ma, continua il report, in Serbia si registra un incremento di azioni analoghe che suscita serie preoccupazioni per la “tenuta” della libertà di stampa, minacciata dall’accresciuta capacità di sorveglianza tecnologica nelle disponibilità degli Stati. Il report si conclude con una serie di raccomandazioni per contrastare l’utilizzo di questi strumenti di sorveglianza.

Governi sempre più disposti a violare i diritti fondamentali in nome della sicurezza nazionale si contrappongono a individui e gruppi che rivendicano l’uso di tecnologie “a prova di Stato” per sottrarsi non solo alla sorveglianza ingiustificata, ma anche a legittimi vincoli giuridici.

Alcune riflessioni sulle interazioni tra tecnologia del controllo dell’ informazione e libertà individuale riportate in questo articolo a firma Andrea Monti uscito su   MIT Technology Review Italia.


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