Attraverso un’indagine storica sulle condizioni di lavoro degli agenti di polizia, il saggista Michele Di Giorgio prova a smontare su Il Tascabile alcuni luoghi comuni sugli operatori del comparto sicurezza, spesso utilizzati strumentalmente per fini politici.
Nel corso dell’anno passato cinquantotto operatori dei vari corpi di polizia si sono tolti la vita. Nei cinque anni precedenti, tra il 2014 e il 2018, i suicidi sono stati 180. 238 morti in sei anni: Polizia di Stato (74), Arma dei carabinieri (55), Guardia di Finanza (29), Polizia Penitenziaria (40) e polizie locali (40). La drammatica contabilità di questo male oscuro che attraversa le polizie del Paese proviene dall’attento – e necessario – lavoro dell’Osservatorio Nazionale dei Suicidi nelle Forze dell’Ordine dell’associazione Cerchio Blu. Indagare la natura di questo fenomeno risulta tuttavia piuttosto difficile e complesso ed è probabile che alla base della tragica scelta spesso vi sia la somma di più fattori, personali e lavorativi, anche se il logorio professionale, che non è trattato e combattuto in maniera adeguata, resta tra le cause determinanti. In altri paesi europei, come la Francia, la situazione appare ancora più grave, forse anche a causa delle tensioni sociali fortissime di questi ultimi due anni. Tanto che il 2 ottobre 2019 i sindacati di polizia francesi hanno organizzato a Parigi una marche de la colère – a cui hanno preso parte ventisettemila persone – per denunciare il silenzio pubblico sulla questione dei suicidi tra gli agenti e soprattutto la mancanza di risposte concrete da parte delle istituzioni. Tornando al contesto italiano, i sindacati di polizia hanno sottolineato spesso l’assenza di un’azione concreta per combattere le cause di disagio e di stress. Tuttavia da parte del mondo politico, più che rispondere in maniera fattiva alle questioni urgenti si è preferito, specialmente a destra (ma non solo), indugiare su una retorica law and order, da sceriffi, reclamando leggi più dure, stipendi più alti e maggiore libertà nell’uso delle armi, e ricorrendo – per influenzare il dibattito pubblico e per corroborare richieste da Far West – a immagini lontane di poliziotti poveri e sfruttati, vittime di una collettività ingrata. Eppure, se paragonate al passato, le condizioni di vita attuali degli agenti appaiono molto più confortevoli.
Immagine da Wikimedia.
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