Ciao a tutti, continuiamo la discussione sviluppatasi nei giorni scorsi sotto a questo post rispondendo a qualche domanda.
Il sogno di hookii
Uno dei commenti più interessanti che abbiamo letto è quello di Erni, che parla di una visione di hookii come luogo in cui si trasforma il rapporto tra chi crea informazione e chi la fruisce. Una citazione è d’obbligo:
Il vero sogno visionario è un mondo dove si è ribaltato completamente il rapporto tra lettori e media. Dove non ci sono testate con linee editoriali ma solo produttori di contenuti (bloggers/autori/giornalisti più o meno professionisti) e consumatori di contenuti (i lettori). Una particolare forma di lettori sono i lettori-commentatori che contribuiscono non solo all’approfondimento della notizia ma alla sua diffusione come memi informativi. Le notizie/articoli vanno su e giù a seconda del contributo critico e di apprezzamento di lettori-commentatori. A loro volta i lettori- commentatori sono soggetti allo stesso criterio che determina il loro grado di influencer e autorevolezza . E’ un misto di stackoverflow, reddit e altre piattaforme social tecniche. Non particolarmente originale come idea ma sicuramente “disruptive” e mi pare non ancora realizzata.
In questo brodo primordiale di informazioni e rumore abbastanza caotico ci sono criteri che determinano la selezione naturale delle notizie, degli autori-giornalisti, dei commentatori. E’ Darwin. Le testate giornalistiche non hanno molto senso, le linee editoriali sono sostituite dai processi selettivi, le piattaforme di aggregazione di contenuti sono gli strumenti che applicano le leggi di selezione.
Questa è la stessa idea che hanno in molti, ma non nascondiamoci dietro un dito: finora hookii non è riuscito a incarnarla nella realtà. Secondo noi ci sono le possibilità di farlo, ma mancano gli strumenti tecnici per muovere le energie nella direzione giusta. Ci siamo trovati in questi mesi a provare a rispondere alle necessità più futuribili di sviluppo del progetto e a quelle di gestione quotidiana, e non è semplice soprattutto per carenze tecniche e di risorse.
Il salto che vorremmo far fare a hookii è complesso ma interessante: dall’amatoriale al professionale (soprattutto in termini di modalità di costruzione dello spazio a disposizione), da un sistema di commenti gratuito e non personalizzabile a uno costruito sulle esigenze di un sito in cui i commenti siano centrali e non solo un di più da aggiungere in coda.
Il finanziamento di hookii
Il finanziamento è uno dei tasti dolenti delle operazioni editoriali in tutto il mondo: in Italia i giornali falliscono o si adeguano al ribasso, negli Stati Uniti, più avanti rispetto a noi, le testate si specializzano, realizzano eventi, stringono collaborazioni con partner commerciali, si affidano alle pubblicità o agli abbonamenti (come suggeriscono @S1m0n4 e ancora @Erni) o al mecenatismo di Pierre Omidyar, il fondatore di eBay, nel caso di First Look Media.
Ci siamo guardati intorno e abbiamo fatto i conti del “quanti siamo”: gli introiti da pubblicità non sarebbero sufficienti per sostenerci (e non ci piace l’idea di lavorare solo per avere più pubblico), le collaborazioni con partner commerciali ci sembrano uno strano modo di avvicinarsi alla libertà di opinione, per gli eventi pubblici siamo troppo timidi e di mecenati non ne abbiamo a portata di mano. Pierre, comunque se cambi idea noi siamo qua, eh.
Abbiamo pensato a un modo di finanziamento dell’idea che preveda la partecipazione di sostenitori – come in un qualsiasi progetto di crowdfunding – e la ricompensa dei sostenitori stessi se il progetto va a buon fine – in modo simile a quello che succede con l’emissione di azioni.
I passaggi per un’operazione di equity crowdfunding – così si chiama in gergo finanziario – sono la costituzione di una società con soci fondatori e un finanziamento da parte della crowd, la community di quelli che hanno a cuore il progetto e vogliono investirci sopra.
Vendere hookii
Qui entra in gioco l’idea che vorremmo spiegare meglio nei prossimi mesi, quella di costruire un sistema di commenti e di un sistema di analisi ad esso correlato. Il titolo di questo paragrafo, vendere hookii, ci faceva scorrere un brivido sulla schiena: noi vogliamo che hookii possa camminare sulle sue gambe e che la community che lo anima possa dire quello che vuole, ma se dovessimo attrezzarci per venderlo le cose dovrebbero cambiare.
Per evitare questo hookii srl dovrebbe realizzare un prodotto da vendere, il sistema di cui sopra (gli aspetti più tecnici del business model sono in via di definizione, ma la parola chiave è freemium), e per realizzarlo ci servono capacità che all’interno della meta-redazione non abbiamo. Ci è stato quindi proposto di collaborare da persone che invece dell’argomento ne sanno. Le modalità della collaborazione saranno grosso modo queste (e proviamo a rispondere alle perplessità di @S1m0n4, @Ser e @Broono): i software realizzati saranno ceduti in cambio di quote a hookii srl, così come i brevetti sottostanti. Gli algoritmi di analisi – ma questo è un aspetto da definire perché la questione è complessa – saranno invece probabilmente pubblicati.
A portare a compimento questa impresa spaventosa ci si metterà il lavoro degli editor di hookii, Elena, Lara, Martina e i due Alessandro, @Matyt che è un data scientist, @unit e suoi collaboratori, oltre a dei professionisti (fornitori o dipendenti) da individuare che avranno sostanzialmente il compito di fare bello il sito e realizzare la grafica del sistema di commenti.
La chiusa un po’ eroica un po’ strappalacrime
A questo punto ci dovrebbe stare una chiusa strappalacrime, una di quelle che serrano i ranghi e sciolgono i dubbi scaldando nel frattempo il cuore. Purtroppo non siamo capaci, ma quando hookii avrà fondi praticamente illimitati e prestigio internazionale prenderemo qualche ghost writer di Barack Obama e faremo un’integrazione.
Per adesso possiamo dire che l’impresa che vorremmo realizzare non è semplice, che cerchiamo e cercheremo di fare tutto alla luce del sole, che se questa cosa riesce sarà bella, un sogno visionario come quello di cui parla Erni. Ci siamo?
Immagine in Pubblico dominio, “La città che sale” di Umberto Boccioni, tramite Wikimedia Commons
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