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La banda ultralarga che non c’è

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Su suggerimento di @Piwakkio

Sul suo blog ne Il Post Massimo Mantellini porta l’attenzione sulla preoccupante assenza di una cabina di regia nella pianificazione dell’infrastruttura che dovrebbe portare la banda larga del futuro in tutta Italia. Assenza che rischia di acuire il problema del digital divide che sarebbe invece chiamata a risolvere.

I dati a cui Mantellini accenna sono disponibili sul sito di Eurostat.

Se le premesse ideologiche del coinvolgimento di Enel potevano essere sostenibili (lo Stato diventa proprietario della rete in fibra nelle aree periferiche a fallimento di mercato e la noleggia a chiunque lo desideri) il risultato pratico per ora è assai diverso. Enel è scesa in campo ed ha annunciato i propri investimenti in fibra nelle aree ricche (i cosiddetti cluster A e B), vale a dire nelle zone già cablate a proprie spese dagli altri operatori, annunciando accordi commerciali con gli operatori antagonisti di Telecom (Vodafone e Wind). Contemporaneamente, nelle dichiarazioni del suo AD alla stampa, è rimasta vaga, mostrando modestissimo entusiasmo, verso un intervento nelle zone meno appetibili al business di cui si dovrà far carico. Le uniche nelle quali il governo ha necessità di investire subito per non fallire i traguardi del piano europeo.

 

Immagine da Wikimedia Commons


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