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Sei mesi senza abuso d’ufficio

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Su Il Sole 24 Ore, le prime sentenze della Cassazione dopo l’eliminazione dell’«abuso d’ufficio».

Superata una promulgazione non semplice, l’eliminazione dell’abuso d’ufficio è legge dal 9 agosto 2024. La riforma non è stata un fulmine a ciel sereno: dal 1990 in poi numerosi interventi legislativi ne avevano circorscritto l’applicazione, diminuito le pene massime, fino arrivare appunto all’abolizione nel 2024.

Giorgia Meloni ha rivendicato questa cancellazione, ma il sostegno è arrivato anche fuori dalla maggioranza di governo. Alcuni amministratori locali lamentavano la «paura della firma», come spiegato nelle parole del presidente dell’ANCI Decaro:

Ogni giorno un sindaco deve decidere se firmare un atto, rischiando l’abuso d’ufficio, o non firmarlo rischiando l’omissione in atti d’ufficio e questo rallenta le procedure proprio quando ci viene chiesto di accelerare sui progetti Pnrr.

Ma che effetti sta avendo questo conforto per sindaci apprensivi?

A sei mesi di distanza, Il Sole 24 Ore raccoglie le prime sentenza della Cassazione sul tema. Tra i “graziati”, un comandante della municipale che evitava controlli a commercianti amici:

L’abolizione del reato di abuso d’ufficio salva il comandante della municipale che richiama, su indicazione del titolare del locale, gli assistenti usciti per controlli programmati, per contestare al commerciante l’occupazione del suolo pubblico. Alla Cassazione (sentenza 41430) dopo l’abolizione del reato, non resta che constatare l’abrogazione del reato — con la legge 114/2024 — previsto dall’articolo 123 del Codice penale, e revocare anche le relative decisioni di risarcimento in sede civile.

Ancor più recente la notizia di un assessore che votò in una delibera comunale a favore della clinica privata in cui lavorava, salvato in extremis:

Vanno restituiti all’assessore-medico il cellulare e il pc che gli erano stati sequestrati in quanto indagato per il reato diabuso d’ufficio, ormai abrogato. L’accusa riguardava la mancata astensione in occasione del voto di una delibera in favore della clinica privata per la quale il camice bianco, prestato alla politica locale, lavorava. Né, come chiesto dalla pubblica accusa, era possibile in assenza di condotte distrattive, contestare all’indagato il nuovo reato di indebita destinazione di denaro, previsto dall’articolo 314-bis, introdotto dal Decreto.

Pur con l’abrogazione, l’abuso d’ufficio continuerà a far capolino nel dibattito politico. La Corte costituzionale si pronuncerà sulla questione di legittimità. Antonio Maralfa su Altalex riassume il dibattito:

Tutte le evidenziate perplessità, concernenti l’abrogazione del delitto di cui all’
art. 323 c.p. ad opera della legge Nordio, evidenziano un rischio concreto: l’assenza di tutela penale adeguata potrebbe indebolire il sistema di contrasto alla corruzione – che secondo la Corte dei conti costa al nostro Paese tra 60 e 100 miliardi di euro annui – e compromettere la fiducia dei cittadini nella pubblica amministrazione. In altri termini, la scelta legislativa di abrogare il reato di abuso d’ufficio, seppur animata dall’intento di una maggiore efficienza amministrativa, sembra trascurare le implicazioni sul piano sovranazionale e costituzionale. Nel valutare queste questioni, la Corte costituzionale avrà il compito di bilanciare le esigenze di semplificazione normativa con la necessità di garantire la tutela dei principi fondamentali del nostro Stato di diritto.


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