Su suggerimento di @Vittu
Su Nautilus, Tim Requarth racconta la storia delle critiche allo Human Brain Project, un progetto decennale europeo coordinato da Henry Markram e con finanziamenti per un miliardo di Euro che si è posto l’ambizioso obiettivo di creare un super-computer che simuli il cervello umano. Più di 800 neuroscienziati hanno firmato una lettera di critiche a cui hanno aderito anche alcuni premi Nobel. Le critiche si focalizzano sul fatto che lo HBP abbia un approccio “bottom up”, ovvero che gli scienziati raccolgano il maggior numero di dati possibili, li introducano nel computer, e osservino che cosa accade durante la simulazione. Il grande problema è che non si è ben certi di che cosa bisogni simulare, se il comportamento del cervello a livello atomico, molecolare o cellulare, perché alle neuroscienze manca una teoria omnicomprensiva che spieghi il comportamento globale del cervello. In questo modo, come spiegano i maggiori critici al progetto, è assolutamente impossibile simulare alcunché senza avere una teoria da provare o disprovare su come il cervello funzioni.
Un altro corollario alle critiche è un pensiero più profondo sulla big science: i grandi progetti come lo HBP, o il Progetto Genoma Umano in realtà non richiedono grandi teorie rivoluzionarie: richiedono tecnica e grande lavoro, per collezionare un numero abnorme di dati. Come fa notare l’articolo, forse sarebbe meglio definirli come progetti di big engineering.
Immagine da flickr
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