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Aleksandrinke, slovene d’Egitto

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Un articolo pubblicato su Il Tascabile ripercorre una storia singolare – per tanto tempo dimenticata e quindi di recente ricostruzione – di emigrazione femminile: quella delle cosiddette aleksandrinke, giovani donne del Nordest, in particolare del Goriziano, che cominciarono a emigrare in Egitto, confluendo soprattutto nella città portuale di Alessandria, nel periodo immediatamente successivo all’apertura del Canale di Suez (1869). Nate e cresciute in condizioni drammatiche dal punto di vista socio-economico – che si sarebbero inasprite dopo la Grande Guerra -, queste donne partivano per l’Egitto soprattutto allo scopo di aiutare i propri cari per mezzo dei buoni compensi che avrebbero potuto ricavare dallo svolgimento di mansioni domestiche presso alcune famiglie benestanti europee; e cioè presso la ricca borghesia che nel frattempo, attratta dalle opportunità che l’apertura del nuovo collegamento tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano avrebbe senz’altro favorito, andava trasferendosi nel Paese nordafricano.

Come moltissime donne migranti che oggi affluiscono in Italia dall’Europa Orientale e dall’Asia sudorientale, le Aleksandrinke ricoprivano principalmente mansioni legate al lavoro domestico. Erano nutrici, balie, badanti, a volte cuoche, presso le famiglie più abbienti della società egiziana. Lavori che svolgevano già in patria – celeberrima Peppa Sabaz, la tata slovena di Umberto Saba – ma che in Egitto erano ben più remunerativi. Alcune di queste lavoratrici si fermavano sulla sponda meridionale del Mediterraneo solo un paio di anni, altre interi decenni.

Avevano fama di essere materne come le mediterranee, ma affidabili come le nordeuropee; abituate al pragmatismo dalla dura vita in campagna nel Goriziano, l’appartenenza all’Impero asburgico garantiva loro anche un grado di educazione medio molto superiore alle colleghe che abitavano le terre limitrofe. Questi i motivi che le rendevano la prima scelta per i maggiorenti in cerca di servitù qualificata. Non era raro che una giovane goriziana, una volta terminato il lavoro presso una famiglia, venisse da questa raccomandata a parenti e amici, che le affidavano fiduciosi l’allevamento dei figli. Amici, cugini e nipoti spesso finivano quindi a provare un affetto e una devozione filiali per la stessa persona, come testimoniato dai regali che tanti di loro invieranno a queste donne, ormai in pensione, negli anni della maturità.

Immagine da Aleksandrinke.


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