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Benvenuti nell’era della rabbia [EN]

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Su suggerimento di @Ergosfera e a cura di @Lowresolution.

Un lungo articolo del Guardian analizza gli eventi politici del 2016, dalla Brexit, a l’elezione di Trump, dal quasi colpo di Stato in Turchia alle Filippine e costruisce uno scenario globale in cui crescono conflitti e reazioni rabbiose da parte dei popoli. Questi conflitti, alimentati da sentimenti fortemente conservatori e reazionari, spesso di coloro che sono “restati indietro“, accompagnano l’affermazione di “strongmen” uomini forti che non solo sfidano l’establishment, ma a volte alcuni valori fondamentali delle democrazie occidentali in modo cinico e spregiudicato. Il punto centrale dell’articolo è che la politica non riesce a capire la crisi in atto perché non è più interpretabile con i tradizionali strumenti politici liberali occidentali (non liberisti) e con il pensiero razionale economico.

Alla base di questa crisi c’è una crescente contraddizione: gli ideali democratici di libertà, benessere e miglioramento individuale non sono stati tanto popolari quanto difficili da realizzare. Le diseguaglianze aumentano alimentano malcontento e risentimento degli “esclusi”.

But what makes ressentiment particularly malign today is a growing contradiction. The ideals of modern democracy – the equality of social conditions and individual empowerment – have never been more popular. But they have become more and more difficult, if not impossible, to actually realise in the grotesquely unequal societies created by our brand of globalised capitalism.

La rabbia nasce dall’aspettativa tradita di un miglioramento continuo che non si realizza più per tutti.

It is clear now that the exaltation of individual will as something free of social and historical pressures, and as flexible as markets, concealed a breathtaking innocence about structural inequality and the psychic damage it causes. The contemporary obsession with individual choice and human agency disregarded even the basic discoveries of late-19th-century sociology: that in any mass society, life chances are unevenly distributed, there are permanent winners and losers, a minority dominates the majority, and the elites are prone to manipulate and deceive.

La rabbia popolare si rivolge verso le elité economiche e politiche, colpevoli di vivere in un mondo ideale lontano da quello dei tanti. Viene in mente la famosa frase di William Gibson, “il futuro è già qui, ma è distribuito in modo diseguale.” In realtà molte delle soluzioni reclamate dal popolo rabbioso rischiano di peggiorare le situazione, non migliorarla. Si rischia una ribellione nichilista contro il sistema che non ha un vero progetto o un obiettivo alternativo.

For nearly three decades, the religion of technology and GDP and the crude 19th-century calculus of self-interest have dominated politics and intellectual life. Today, the society of entrepreneurial individuals competing in the rational market reveals unplumbed depths of misery and despair; it spawns a nihilistic rebellion against order itself.

Per uscirne dobbiamo abbandonare le categorie razionali del pensiero politico e economico tradizionale e abbracciare le emozioni, per rimettere la persona e il benessere individuale al centro della nuova fase politica. Funzionerà?

 

Immagine da pixabay.


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