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Decriptare il cervello umano: la sfida dello Human Brain Project

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Il Bo Live, il canale Youtube dell’Università di Padova, intervista Egidio D’Angelo professore di fisiologia dell’Università di Pavia, a proposito di uno dei più importanti progetti per la creazione di una simulazione del cervello umano, chiamato Human Brain Project, di cui il professore dirige una delle unità italiane.

Lo Human Brain Project è un “Flagship project”, un progetto di ricerca decennale (2013 – 2023) di ampio respiro per cui l’EU ha investito circa 1 miliardo di euro e a cui stanno collaborando più di 100 centri di ricerca, divisi in dieci unità che interagiscono tra loro (le dimensioni del progetto e l’interazione tra i gruppi di ricerca sono a loro volta oggetti di studio in questo progetto).  L’obiettivo proncipale del progetto è la simulazione in silico del cervello umano, con un approccio il più possibile bottom-up. Questo metodo si prefigge di raggiungere la comprensione delle funzioni nervose e mentali partendo da un principio costruttivo, non solo interpretativo. In altre parole, questo approccio “scalare” prevede di ottenere la simulazione del comportamento di larga scala a partire dalla sola conoscenza delle caratteristiche fisiche e biochimiche di molecole e cellule.

Questo progetto dovrebbe avere ricadute sia in campo ingegneristico (robotica, AI, supercomputer) che in campo biomedico (trattamento di malattie neurodegenerative). Il modello di “cervello digitale” potrebbe altresì aiutare a prevedere gli effetti di interventi di tipo chirurgico, farmaceutico e riabilitativo. In campo ignegneristico si potrebbero fare passi avanti sullo sviluppo di robot biometici capaci di apprendimento autonomo.

Questo progetto si inserisce in un insieme di studi e progetti attivi in varie parti del mondo che con approcci differenti si occupano dello studio del cervello, come la BRAIN initiative statunitense.

Nonostante l’entusiasmo che traspare dall’intervista al Prof. D’Angelo, questo progetto ed in particolare il suo promotore, Henry Makram, hanno attirato molte critiche in ambito accademico e molti scienziati sono tuttora scettici a proposito dei risultati.

Matteo Cerri, docente di fisiologia all’Università d Bologna, parla su L’Avvenire  del documentario “In Silico” che ricostruisce le vicende di questo progetto:

In “In Silico”, Noah Hutton dà voce a diversi critici del progetto che puntano il dito verso problemi oggi evidenti, allora forse mascherati dall’allure di Markram. Per esempio, come conciliare il progetto di costruire una simulazione del cervello umano con la nostra carenza di informazioni a riguardo. L’idea di Markram, ossia di inserire nel modello tutto quanto pubblicato e scoperto e di colmare le mancanze con esperimenti mirati, appare oggi ingenua.

I dubbi che molti neuroscienziati hanno espresso durante i primi anni del progetto, unitamente alla scarsità dei risultati prodotti, hanno portato lentamente al naufragio dell’impresa: Henry Markram è stato costretto a dimettersi e gli obiettivi del progetto stesso sono stati ridisegnati. Fa una certa impressione vedere filmati in cui Markram stesso discute di tabelle di marcia che appaiono fuori dal mondo, nelle quali dichiara di attendersi di avere un modello in silico di coscienza per il 2030 o forse per il 2040 (il segmento del documentario è preso da un momento di brainstorming per quella che sembra essere una proposta di progetto). In Silico ben mostra il progressivo decadere della stessa atmosfera di lavoro all’interno dello Human Brain Project, con il conseguente allontanarsi di membri chiave del progetto stesso.


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