Dirk S. Schmeller, tra le altre cose esperto di Biologia della Conservazione, sulle pagine di The Conversation ripercorre le tappe del suo monitoraggio su larga scala, iniziato nel 2006, dei laghi di montagna situati nei Pirenei orientali e nella regione del Béarn (Pirenei Atlantici).
Schmeller ha potuto vedere molti di questi laghi cambiare colore nel corso del tempo, passare dal blu al verde e perdere di limpidezza.
Per i nostri vari progetti, siamo tornati a campionare gli stessi laghi almeno una volta all’anno. Nel corso del tempo, abbiamo notato dei cambiamenti, in particolare l’aumento della crescita di cianobatteri di alghe e talvolta di dinoflagellati, le alghe blu-verdi che colorano di verde molti laghi.
Secondo Schmeller questo fenomeno è tutt’altro che raro e localizzato, ma si tratterebbe di un evento su larga scala, destinato a diffondersi sempre più nei prossimi anni e che è evidente anche oltre il confine, nei Pirenei Catalani, dove è in corso un progetto europeo di monitoraggio. Osservazioni analoghe sono state fatte anche sulle Alpi.
La ricerca ha evidenziato quattro cause ben precise:
- l’innaturale presenza di pesci nei laghi montani, risultato di un ripopolamento ittico a scopi di pesca sportiva, ha ridotto considerevolmente il numero di crostacei nei laghi, cambiando radicalmente l’ecosistema complessivo nel quale i crostacei avevano il ruolo di nutrirsi di alghe;
- l’inquinamento che favorisce la scomparsa dei microcrostacei e la conseguente proliferazione di alghe, principalmente dovuto a due insetticidi, la permetrina e il diazinone, che vengono utilizzati sul bestiame e anche nei repellenti che usano i turisti. Questi insetticidi vengono escreti nelle urine e nelle feci e arrivano nelle acque dei laghi, dove sono tossiche per i crostacei;
- con urine e feci del bestiame arrivano nei laghi anche numerose sostanze nutritive, che favoriscono lo sviluppo delle alghe;
- infine, le alghe apprezzano il caldo e l’aumento della temperatura causato dal cambiamento climatico è quindi un fattore favorevole al loro sviluppo.
Schmeller chiosa:
Questi sono i fattori principali, ma la mia ricerca potrebbe scoprire di più in futuro. La cosa più importante è capire che agiscono in sinergia: uccidiamo i crostacei introducendo i pesci, inquiniamo trattando il bestiame e poi, una volta indeboliti gli ecosistemi acquatici montani, contribuiamo con le nostre attività ad aumentare la temperatura dei laghi. Le alghe trovano quindi le condizioni ideali per la crescita. Alcune di queste alghe sono tossiche e quindi rappresentano un rischio per la salute. I nostri laghi passano così dall’azzurro al verdastro, dal verdastro al verde brillante: non c’è alcun mistero, il loro colore rivela semplicemente ciò che stiamo infliggendo ai nostri laghi di montagna, alle nostre risorse idriche, alla fauna selvatica, al bestiame e a noi stessi.
È ancora possibile intervenire, cambiando la gestione di tutti i laghi di montagna, limitando il ripopolamento ittico, riducendo l’inquinamento causato dai turisti, dall’allevamento e dall’industria e limitando l’accesso del bestiame ai laghi di montagna. Infine questi laghi verdi sono un altro segno della necessità di combattere il cambiamento climatico.
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