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Il conflitto israelo-palestinese e la realtà dello Stato unico

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Michael Barnett, Nathan Brown, Marc Lynch e Shibley Telhami su Foreign Affairs discutono sul superamento della «soluzione dei due Stati» come possibile via di uscita dal conflitto israelo-palestinese.

L’articolo parte da quello che i ricercatori considerano un dato di fatto: lo stato di Israele oramai controlla il territorio che va dal Mediterraneo al fiume Giordano. Non si parla solo di questioni di sicurezza di Israele stesso, ma anche di imporre le proprie decisioni (per esempio) sul commercio o l’ingresso di persone da stati esteri. Hamas è presente ma non controlla né il mare, né le frontiere, né lo spazio aereo che rivendica.

La «soluzione dei due Stati» sarebbe lettera morta: inapplicabile oggi e obiettivo molto probabilmente inarrivabile anche in futuro. Come mai quindi gli Stati Uniti non rinunciano a questa ambizione politica? Per i ricercatori la «soluzione dei due Stati» sarebbe una foglia di fico, una «diagnosi errata», un miraggio che permette ai politici e all’opinione pubblica interna — qual che sia l’orientamento — di trattare la situazione corrente come «temporanea» e risolvibile secondo il percorso degli accordi di Oslo del ’93.

È giunto il momento di confrontarsi con ciò che la realtà di uno Stato unico significa per i politici, la politica e l’analisi. La Palestina non è uno “Stato in attesa” e Israele non è uno Stato democratico che occupa incidentalmente il territorio palestinese. Tutto il territorio a ovest del fiume Giordano costituisce da tempo un unico Stato sotto il dominio israeliano, dove la terra e il popolo sono soggetti a regimi giuridici radicalmente diversi e i palestinesi sono trattati permanentemente come una casta inferiore.

Secondo questa visione quindi gli Stati Uniti dovrebbero accantonare l’idea dei due Stati, riconoscere lo status quo e fare pressione per delle leggi che stabiliscano piena cittadinanza per tutti, uguaglianza e strumenti giuridici a tutela delle minoranze. Sul piatto vi è la pacificazione e i diritti dei palestinesi (ma non solo); diritti che quindi sarebbero tutelati in un processo interno allo stato di Israele, piuttosto che con una soluzione che abbracci una entità statale palestinese che non si formerà mai.

Nel lungo periodo, questi cambiamenti offrono la migliore speranza di procedere verso un esito più pacifico e giusto in Israele e Palestina. Affrontando finalmente la realtà dello Stato unico e prendendo una posizione di principio, gli Stati Uniti smetterebbero di essere parte del problema e inizierebbero a far parte della soluzione.

 


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