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Il nudo maschile nella pittura

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Buona domenica. Sulla scorta di quanto fatto qualche anno fa dal Musée d’Orsay di Parigi, che ha dedicato una mostra al nudo maschile nell’arte dall’Ottocento ai giorni nostri, Ermanno Ferretti si lancia sul blog “Cinquecosebelle” in un excursus sul nudo maschile nell’arte.

Su Exibart la mostra parigina del 2013 veniva presentata così:

Perché non è mai stata dedicata una mostra al nudo maschile? Benché la nudità evochi perlopiù il corpo femminile, non si può dimenticare che quello maschile ha arricchito la storia dell’arte, dall’età classica ad oggi, passando attraverso i corpi vigorosi e audaci che Michelangelo dipinse per la Cappella Sistina. Ben poco mistici e piuttosto sensuali, hanno fatto il giro del mondo al di là del comune senso del pudore. “Maschile/Maschile” ci parla senza sotterfugi della percezione della nudità, dello sguardo dell’altro, ma anche della permissività nella sua rappresentazione, del culto della bellezza, ed in termini di nudità maschile mostra come l’arte del XIX secolo attinga dal classicismo del XVIII.

Ma l’uomo nudo al D’Orsay era stato anticipato dall’allestimento «Nackte Männer» (Uomini nudi) al Leopold Museum di Vienna, come ricorda un articolo del Il Sole 24 Ore che presentava l’evento parigino. Queste mostre allora erano viste come una provocazione.

L’anno scorso «Nackte Männer» (Uomini nudi) al Leopold Museum di Vienna, adesso «Masculin/Masculin» nei grandi spazi espositivi del Museo d’Orsay. Due mostre provocatorie, come era inevitabile per il tema trattato, ma anche due straordinari successi di pubblico, soprattutto per quanto riguarda questa edizione parigina che poi con quella austriaca ha in comune poco più dell’argomento e della provocazione. Infatti delle duecentotrenta opere, dipinti, sculture, disegni, fotografie, presentate a Parigi solo otto erano già comparse nella rassegna precedente. Mentre ci saranno pochi cambiamenti quando, probabilmente ridimensionata, questa grande mostra salperà dalle rive della Senna per approdare a Città del Messico a dimostrare quanto il nudo maschile sia entrato a occupare nell’immaginario collettivo globalizzato una posizione ormai quasi paritaria con quello femminile.

Sempre Il Sole 24 Ore riferisce delle polemiche che la mostra viennese aveva suscitato.

Una mostra sul nudo maschile, in Austria, accende polemiche e produce censure. Succede a Vienna, presso il solenne Leopold Museum (già casa di Egon Schiele) e si tratta di una mostra che propone una ricognizione sul corpo maschile, l’ultimo dei tabù estetici. Così nasce “Nackte Männer”, sulla base di un obiettivo chiaro: narrare di come cambia, nel tempo, la rappresentazione del nudo al maschile. Con curiosità, senza pregiudizi, i due curatori hanno affrontato oltre duecento anni di storia dell’arte per tentare di rimuovere definitivamente quell’orrenda foglia di fico imposta nel corso dei secoli dall’oscurantismo.

Con Ferretti invece partiamo dal 1424-1425: a Firenze viene decorata la cappella Brancacci, sul transetto della chiesa di Santa Maria del Carmine. Gli artisti sono Masolino e colui che all’epoca era il suo aiutante, Masaccio (che morirà prematuramente a 26 anni).
La cacciata di Adamo ed Eva, caratterizzato da volti disperati e corpi scomposti e imperfetti, verrà poi ritoccata nel Seicento per coprire le nudità dei due progenitori.

In questa carrellata non può naturalmente mancare Caravaggio (“La prova dell’omosessualità di Michelangelo Merisi?”), mentre per il Settecento viene scelto Martin Ferdinand Quadal; il secolo successivo è rappresentato da François-Léon Benouville mentre il Novecento è ovviamente dominato da Egon Schiele.

Una specie di appendice presenta altri due nudi maschili “fuori concorso“, diciamo così.


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