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La banlieue, l’etnia, la volontà e la rappresentazione

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Su suggerimento di @alessandromeis.

 

Girolamo De Michele, su Euronomade, partendo da un saggio di Thomas Kirszbaum, approfondisce il tema della banlieue. Seguendo gli studi sociologici e storici sulla conformazione delle banlieue è infatti possibile avere un’idea più completa delle banlieue-periferie, centro d’attrazione per l’ideologia jihadista ora (se si pensa ai Coulibaly). La politica francese sulle banlieue, infatti, viene analizzata secondo le direttive di Mitterand e Fourcant, ma anche secondo la rappresentazione delle regole di relazione sociale. Un esempio è quando si riporta l’ammissione di Dominique Figeat, «figura di rilievo nelle politiche abitative degli anni Ottanta»:

La sfida etnica non era percepita come centrale all’interno della Commissione Nazionale per lo Sviluppo Sociale dei Quartieri [CNDSQ]. Per molti di quelli che l’animavano, di formazione marxista, la questione sociale era prevalente sulle questione identirtarie o dell’immigrazione. All’interno della Commissione, la gran parte dei componenti leggeva i quartieri popolari come affetti da problemi di urbanizzazione (la degradazione degli alloggi), politici (il malgoverno degli eletti nei consigli locali) o istituzionali (l’azione della polizia, l’educazione nazionale…). Io, segnato dalla lettura di Gramsci, sostenevo che i rapporti sociali non si riassumono nel solo conflitto fra capitale e lavoro, ma integrano altresì componenti culturali di cui bisogna tener conto. Ma la gran parte dei partecipanti alla CNDSQ negava qualsivoglia autonomia alla questione identitaria o migrante

 

Immagine di Marianna via Wikimedia Commons


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