un sito di notizie, fatto dai commentatori

La casa: un racconto politico

0 commenti

Il Tascabile pubblica un’intervista a Sarah Gainsforth, autrice del saggio Abitare stanca.

Abitare è senza dubbio una delle principali attività di noi esseri umani. In realtà lo è anche per gli animali non umani, ma da loro ci separa una fatto importante; noi homo sapiens siamo l’unica specie vivente che ha pensato la casa come una merce, ovvero il frutto di un privilegio e non un qualcosa di universalmente garantito a tutte e tutti.

Nel suo libro la Gainsforth riflette in particolare sul concetto di casa-merce.

La casa dovrebbe essere un punto di partenza, la terra sotto i piedi, la base per fare altro, non un punto di arrivo, un obiettivo, uno status symbol o un fine. Questo non sminuisce la sua importanza: proprio perché la casa è un requisito fondamentale per stare felicemente e pienamente nel mondo è assurdo e profondamente ingiusto che qualcuno ce l’abbia e qualcun altro no.

L’intervista affronta del libro sia forma che contenuti, soffermandosi in particolare su quanto la casa sia legata secondo l’autrice a concetti socio-economici quali lotta di classe, decoro, speculazione, welfare.

Le lotte, anche quelle più recenti, hanno sempre chiesto più welfare universale (non riconoscimenti particolari), più servizi, più ospedali, più reddito di base, non meno servizi e più libertà. Diverso è provare a immaginare come questo può darsi, oltre il welfare state, e che ruolo possono giocare le lotte e le esperienze dal basso, il mutualismo; come possono non sostituire lo Stato (in un’ottica di sussidiarietà) ma imporre un’agenda di vera partecipazione e redistribuzione, ripoliticizzare il welfare.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.