Su Gambero Rosso è stata pubblicata un’intervista con lo storico Alessandro Barbero durante il festival gastronomico Baccanale a Imola (fino al 10 Novembre). Nel corso della conversazione, Barbero sostiene che non esiste una “cucina italiana” unitaria, ma piuttosto una varietà di cucine regionali, e che l’unica cucina “nazionale” sia quella italo-americana. Il professore afferma che ciò che gli americani percepiscono come cucina italiana, come gli spaghetti con le polpette, è un’invenzione nata dalle comunità italiane emigrate negli Stati Uniti.
Barbero, insieme allo storico dell’alimentazione Massimo Montanari, discute anche della trasformazione del cibo nella storia, sottolineando come la nostra concezione della gastronomia abbia subito profonde evoluzioni socio-economiche. Viene citato anche Marc Bloch, che già nei primi decenni del Novecento aveva intuito l’importanza storica delle pratiche alimentari, come ad esempio la produzione casalinga della marmellata.
L’intervista affronta poi il rapporto tra cibo, benessere e potere sociale, notando come il valore simbolico del cibo sia cambiato nel tempo. Se in passato essere in grado di procurarsi certi alimenti era segno di ricchezza, oggi in Occidente l’abbondanza ha paradossalmente trasformato l’essere in sovrappeso in uno stigma sociale.
Infine, Barbero esplora la questione del protezionismo alimentare, affermando che è naturale per le nazioni proteggere e promuovere le proprie tradizioni culinarie, ma sottolineando anche la complessità delle cucine regionali italiane, che non sempre si allineano con le divisioni amministrative.
Sempre durante il festival, Gambero Rosso ha intervistato anche il professor Massimo Montanari il quale ha leggermente corretto il tiro e puntualizzato le affermazioni di Barbero
Io direi che una cucina italiana esiste fin dal Medioevo, ma non c’entra nulla con l’Italia…
Il mio amico Barbero ha ragione quando dice che la cucina italiana è fatta di moltissime cucine. Ma questo non significa che non esiste, perché quelle cucine interagiscono fra loro e si mescolano. È in questo modo che prende forma la cucina italiana: come condivisione delle diversità.
Anche Alberto Grandi ha affrontato la questione nel suo podcast D.O.I. Denominazione di Origine Inventata in due episodi
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