Lo scrittore Alessandro Baricco ha iniziato da qualche settimana una collaborazione con ilPost.it che sta pubblicando a puntate il suo nuovo saggio dal titolo Mai più .
I temi sono quelli tipici della recente produzione dell’autore: modernità, cambio di mentalità e paradigmi per il XXI secolo, velocità e lentezza.
L’argomento della Seconda puntata è la Scuola, descritta da Baricco come un’istituzione che incarna la mentalità rigida, specialistica, idealistica e razionale novecentesca e in quanto tale inadatta ad affrontare le sfide di un presente in continuo mutamento.
“Se pensate a cosa insegniamo, a Scuola, e al modo con cui lo facciamo, riconoscete facilmente quello stesso culto della permanenza, del muscolare, del cemento armato che abbiamo visto arrendersi alla Pandemia. È l’intelligenza novecentesca che continua a partorire se stessa. Lo fa perpetuando l’idea, tutta sua, che conoscere la realtà significhi riportarla a un ordine e a una stabilità esenti da caos. A una catalogazione che non lascia scampo. A un’immobilità controllabile.”
Un vivace dibattito si sta sviluppando in rete sui contenuti di quest’analisi di Baricco e le risposte non tardano ad arrivare.
In particolare il blogger Leonardo Tondelli (in passato a sua volta collaboratore de ilPost.it) replica portando ad esempio la rapida conversione alla didattica a distanza (DAD) per dimostrare le capacità di adattamento della scuola italiana.
“La Didattica a Distanza nel marzo 2020 non esisteva, nell’aprile dello stesso anno era già una serie di pratiche condivise; e tutto questo era successo, attenzione, senza nessun supporto dall’alto. Il ministero non aveva nessuna idea di cosa farci fare (né mi pare che se la sia fatta venire nel frattempo); se in giro c’erano esperti di didattica e di digitale ansiosi di condividere le loro esperienze io ammetto di non averli visti, ero troppo preoccupato a spiegare come usare Classroom mentre imparavo a usarlo anch’io.
Del resto la scuola è così, no? Quanto tempo ci abbiamo messo ad abituarci al registro digitale? Nessun tempo, un anno era fantascienza e l’anno dopo lo usavamo tutti.”
Francesco Rocchi, insegnante di scuola superiore, risponde a sua volta con una nota su Facebook nella quale affronta i profili a suo modo di vedere critici dell’impostazione di Baricco, contestando la definizione del novecento come un secolo immobile e la tesi che la troppa specializzazione nella scuola faccia perdere di vista il quadro di insieme.
“Nel 1903 avvenne il primo volo di un oggetto più pesante dell’aria. Un traguardo sognato da secoli, e diventato realtà. Per essere un secolo rigido, il ‘900 si presenta bene, ma non è questo che mi colpisce. Quello che mi lascia esterrefatto è quel che succede 66 anni dopo: nel 1969 l’uomo sbarca sulla Luna.”
E il dibattito continua.
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