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Le novità sul caso Jan Marsalek

Le novità sul caso Jan Marsalek

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Un articolo sul Corriere della Sera a firma Mara Gergolet riassume le novità emerse in questi giorni sulla stampa europea relativamente al caso di Jan Marsalek. Marsalek è stato protagonista dello «scandalo Wirecard» e oggi si trova in Russia.

Nel corso degli anni avrebbe non solo reclutato una rete spionistica in Germania ed Austria (tra cui Egisto Ott, recentemente arrestato, e Martin Weiss, tuttora latitante), ma anche dato supporto ad operazioni coperte dei servizi russi in Europa, ed addirittura consegnato al GRU uno speciale computer per comunicazioni criptate usato anche dalla NATO.

Quello che sembra è che i tre filoni convergano, in uno dei più gravi scandali spionistici del dopoguerra in Germania. È almeno dal 2020 che le notizie su Marsalek, 44 anni, e le sue malefatte filtrano sui giornali, andando a costruire tessera dopo tessera un puzzle incredibile. Ma la svolta è arrivata con l’inchiesta di Christo Grozev di Bellingcat, dello Spiegel e del russo Insider — uscita il giorno stesso del caso delle intercettazioni dei vertici dell’aeronautica tedesca da parte di Mosca, e per questo passata in secondo piano. Quel lavoro ha non solo rintracciato Marsalek in Russia, ma ha svelato le identità che ha assunto, incluso quella di un pope ortodosso. Allo stesso tempo, l’ha inquadrato come un operativo del Gru, lo spionaggio militare del Cremlino. Ora altri articoli dello Standard austriaco, della Süddeutsche Zeitung e del Financial Times mostrano quanto Marsalek fosse penetrato nel circoli di Vienna e quando fosse preziosa la sua «Austria Connection».

Un articolo sullo Spiegel International racconta la vita di Marsalek e dei suoi legami con i servizi segreti russi:

Marsalek’s ties to Russian secret service agencies go back an entire decade. It seems that he was initially recruited by the GRU, but he is also thought to have worked for the KGB’s successor agency, the FSB, in recent years. Zlobina, his girlfriend, is also in touch with men from the security services. Over the several years Marsalek spent as the head of a DAX-listed company, he was apparently able to quietly expand his spying network, traveling to Russia on more than 60 occasions and using six Austrian passports and a diplomatic document to do so.


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