L’articolo “Is it Possible to Forgive and Forget?” pubblicato su History Today analizza il difficile equilibrio che le società devono mantenere tra il ricordo e l’oblio, affrontando le complessità di un passato traumatico. Diverse nazioni, per evitare il riemergere di conflitti e per promuovere la coesione sociale, hanno adottato strategie diverse.
In Spagna, dopo la morte di Francisco Franco, si adottò il “Pacto del Olvido” (patto dell’oblio), con cui si decise di non affrontare apertamente i crimini della guerra civile e del regime franchista, evitando commemorazioni o indagini che avrebbero riaperto vecchie ferite.
In Ruanda, il governo post-genocidio, dominato dal Fronte Patriottico Ruandese, ha commemorato principalmente le vittime Tutsi del genocidio, ignorando però le atrocità commesse contro gli Hutu e quelle derivanti dai conflitti nel Congo.
Il Sudafrica, con la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (TRC) istituita durante la transizione post-apartheid, ha seguito un percorso di amnistia in cambio di confessioni complete sui crimini commessi.
La Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale, adottò una politica di “Vergangenheitsbewältigung” (venire a patti con il passato) che includeva memoriali, leggi contro la negazione dell’Olocausto e l’educazione continua sulla Shoah.
L’articolo conclude sostenendo che il ricordo non è semplicemente una scelta binaria tra “mai dimenticare” e “tabula rasa”, ma un processo dinamico e complesso, dove le decisioni politiche giocano un ruolo centrale. In alcuni casi, il ricordo può favorire la riconciliazione, mentre in altri, una memoria selettiva e politicamente orientata può alimentare nuove divisioni, lasciando irrisolte le ferite del passato.
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