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Le storie nascoste nei musei di scienza naturale

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Un censimento globale potrebbe riportare al centro della ricerca scientifica le collezioni conservate nei musei di scienza naturale. Ne parla Agnese Codignola su Il Tascabile.

Adagiati sugli scaffali, riposti nei cassetti, avvolti negli imballi e nelle teche delle più varie tipologie, riposano miliardi di oggetti. Cose inanimate, non di rado impolverate, nelle pieghe delle quali, però, è scritto il mistero di ciò che è stata la loro vita: un racconto infinito, in grandissima parte non ancora decifrato, da cui potrebbe dipendere la nostra, di vita.

Negli scantinati dei musei sono conservate moltissime informazioni che vanno però riorganizzate con criteri nuovi per essere messe a disposizione degli studiosi.

Già, ma come ci si orienta tra le informazioni che riposano nei sotterranei dei musei, tra reperti diversissimi tra di loro, raccolti nell’arco di secoli, con metodologie anch’esse le più disparate e fino a poco tempo fa finalizzate per lo più agli aspetti morfologici dei reperti, e non alla preservazione dei materiali biologici come il DNA? Il primo passo è ovviamente conoscere, oggetto per oggetto, tutto quello che c’è, e inserirlo in catalogo che abbia un senso, con categorie che siano il più possibile omogenee. È questo il punto di partenza ineludibile, senza il quale nessuna indagine è destinata a varcare la soglia del singolo edificio, o a fornire contributi realmente incisivi.

Tre importanti musei di storia naturale (lo Smithsonian’s National Museum of Natural History di Washington D.C., l’American Museum of Natural History di New York e il Natural History Museum di Londra) hanno lanciato la sfida per dare il via alla realizzazione di un Grande Archivio Globale attraverso un censimento.  73 tra le principali istituzioni museali di 28 paesi hanno già inserito i dati di 1,1 miliardi di reperti.

E l’Italia?

Ad aderire al programma, da noi, è stato per ora solo il museo di Firenze, considerato il più importante d’Italia: il primo al mondo ad aprire le porte al pubblico, nel 1775, per iniziativa di Leopoldo di Lorena, e che ha avuto tra i suoi frequentatori Galileo e Leonardo. Il Tascabile ha chiesto a Stefano Dominici, curatore dell’area di geologia e paleontologia e responsabile del progetto, di raccontare come è nato il coinvolgimento del museo, con quali motivazioni, a che punto è l’inserimento dei dati e quali potrebbero essere gli sviluppi.

 


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