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L’Unione Europea è stata all’altezza della crisi del coronavirus?

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Approfittiamo di questi giorni mooolto più tranquilli rispetto ai precedenti per una newsletter più leggera. Nelle ultime due settimane non è successo moltissimo. Siamo tutti molto impegnati a riaprire e riprendere il filo delle vite pre-COVID-19. La prossima data da segnare sul calendario per le istituzioni europee sarà il 19 giugno, giorno del Consiglio Europeo che discuterà i dettagli del Fondo per la ripresa: ci sentiremo subito dopo per capire come sarà andata.

Nel frattempo la BCE ha pompato altri 600 miliardi di euro nel PEPP, il programma di acquisto straordinario di titoli pubblici e privati contro gli effetti della pandemia. C’è stato un nuovo giro inconcludente dei negoziati su Brexit (non è una gag), mentre nei prossimi giorni diversi paesi europei riapriranno le proprie frontiere.

Il British Council, una delle operazioni di soft power più riuscite nella storia, è in grossi guai finanziari: c’è una trattativa in corso col governo britannico per salvarlo, ma nel momento in cui scriviamo non ci sono novità.

Ah, negli ultimi giorni ci sono state grosse novità nel caso di rapimento più famoso avvenuto in Europa negli ultimi anni: quello di Madeleine McCann.

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L’epidemia da coronavirus è stata la prima grave emergenza sanitaria affrontata dall’Europa da quando esiste l’Unione Europea. Le istituzioni comunitarie hanno approvato decine di misure per limitare la diffusione della pandemia e soprattutto bilanciare la crisi economia che ha provocato, e che produrrà conseguenze ancora per molti anni. Nella prima puntata della seconda stagione del podcast di Konrad, la sezione del Post che si occupa di cose europee, proviamo a capire se e quanto ci sia riuscita. Gli ospiti della puntata sono sono l’analista economica Silvia Merler e il collaboratore del Parlamento Europeo Luigi Daniele.

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