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MES e riapertura frontiere

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Sono state altre due settimane di piccoli sviluppi e aggiornamenti di storie che matureranno fra qualche tempo, forse a settembre: si è riparlato di MES, di Fondo per la ripresa, di un compromesso sul budget pluriennale 2021-2027 dell’Unione Europea. Tutti questi temi si sono intrecciati con l’inizio della presidenza di turno del Consiglio dell’UE da parte della Germania, che è arrivata a tanto così da fissare come obiettivo dei prossimi sei mesi la pace nel mondo.

Sul Fondo per la ripresa, il principale strumento europeo per bilanciare la crisi economica innescata dal coronavirus, Merkel sta proseguendo con la strategia che vi avevamo svelato in esclusiva planetaria nella scorsa newsletter: puntare tutto sul Consiglio Europeo del 17 luglio con la minaccia di incolpare pubblicamente i cosiddetti Frugal Four – Paesi Bassi, Austria, Svezia, Danimarca – nel caso rifiutassero di scendere a compromessi.

«Andrò a Bruxelles con la volontà di trovare un accordo», ha detto questa settimana durante una conferenza stampa assieme alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: «troveremo un compromesso di qualche tipo entro l’estate, non riesco a immaginare nessun’altra opzione», ha aggiunto.

Dalla sua, Merkel ha a disposizione un enorme capitale politico accumulato durante la pandemia e un potere paragonabile a quello di un super-capo di stato.

La presidenza di turno dell’Unione permette infatti di controllare i lavori del Consiglio dell’UE: cioè l’organo dove sono rappresentati i governi nazionali, considerato unanimemente l’istituzione europea più difficile da convincere quando si parla di misure ambiziose. Il paese che lo presiede ha il potere di convocare le riunioni dei ministri, decidere di cosa occuparsi e cosa trascurare, e infine assume il ruolo di facilitatore per trovare compromessi e sbloccare l’iter legislativo di certe misure.

Quando la presidenza viene assunta da paesi meno influenti o che non hanno a disposizione un efficiente corpo diplomatico e amministrativo, i sei mesi della presidenza di turno possono trascorrere senza grandi sussulti: anche perché l’istituzione di un presidente fisso del Consiglio Europeo, decisa col trattato di Lisbona nel 2007, ha assai indebolito la presidenza di turno.

Ma il profilo della Germania è molto diverso da quello di Croazia, Finlandia, Romania, Austria, Bulgaria ed Estonia, cioè i paesi che hanno mantenuto la presidenza negli ultimi tre anni: e molti osservatori si sono sbilanciati sul fatto che sia arrivata «al momento giusto» e che grazie al «peso politico ed economico» del governo tedesco possa sbloccare i negoziati sul Fondo per la ripresa e altri dossier fermi da tempo (lo hanno scritto i board editoriali di due giornali dalle posizioni solitamente distanti come Guardian e Financial Times).

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